Consolato macedone contestato

La convivenza è risultata da subito difficile. Non per niente dal 2009 i residenti, ma soprattutto i negozianti e chi occupa gli uffici della zona, provano con ogni mezzo a metterci una pezza, senza successo. Insomma, in via Linghindal, laterale di via Torino, il malcontento degli abitanti nei confronti del consolato della Macedonia è arrivato al limite. Ma qual è il problema? Più d’uno, anche se tutti sono diretta conseguenza dell’inadeguatezza della struttura. Infatti il consolato non ha servizi igienici, sala d’aspetto, parcheggi riservati, fotocopiatrice. In più si trova all’interno di un immobile che ospita altri uffici, ad esempio Allianz Subalpina e Venice Marathon. «In Italia ci sono due soli consolati macedoni», spiegano alcuni commercianti della zona, «Uno è a Roma, l’altro è qui. Dunque arrivano decine di persone al giorno e il caos è totale. Parcheggio selvaggio, sporcizia, gente accampata che mangia o dorme. Non essendoci il bagno al consolato, ognuno fa i suoi bisogni in strada, oppure entrano negli uffici a mendicare un servizio igienico ma anche una fotocopia».
La questione, come detto, è stata segnalata fino dal 2009 all'amministrazione comunale e a quella del condominio, al console. Ma senza successo. «Noi non ce l’abbiamo con i cittadini macedoni», continuano i commercianti della zona. «Molti si comportano bene, non disturbano, non creano disagi a chi abita o lavora da queste parti. Altri invece non rispettano le più normali regole della convivenza civile. Allo stato attuale non riusciamo a risolvere la situazione. Anni fa abbiamo chiamato la polizia municipale dato il grande caos davanti al consolato, ma alla fine i vigili hanno multato noi... Cose da pazzi». Le richieste di chi protesta sono semplici: «O il consolato si dota di tutti i servizi necessari per evitare disagi a noi, oppure si trasferisce in un’area e in una struttura adeguate». Qualcuno ascolterà queste richieste formulate per la prima volta sette anni fa?
Gianluca Codognato
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia