Conigli uccisi alla Certosa, protestano gli animalisti

VENEZIA . Conigli cacciati e uccisi alla Certosa, immortalati in bocca ai cani con dei post su Facebook. Accanto, le parole dei proprietari piene di incoraggiamento e orgoglio. Scatta così la...

VENEZIA . Conigli cacciati e uccisi alla Certosa, immortalati in bocca ai cani con dei post su Facebook.

Accanto, le parole dei proprietari piene di incoraggiamento e orgoglio. Scatta così la protesta degli animalisti veneziani. L’indice è puntato contro «l’ingenuità e la spudoratezza» contro chi aizza a compiere un gesto definito non solo «eticamente inaccettabile» ma anche «illegale».

«Mi è stato segnalato, attraverso due indignati post su Facebook» dice Cristina Romieri (associazione Vegan) «che almeno due persone che frequentano l'Isola della Certosa incitano i loro cani a cacciare e sostanzialmente uccidere i conigli presenti». Alcune delle foto (pubblicate nei giorni scorsi e prontamente rimosse) sono accompagnate da parole di celebrazione per “le imprese” dei propri cani. Un esempio: «Più ti alleno, più mi rendi orgogliosa mostrandomi i tuoi istinti, la tua velocità e la tua forza», si legge in un post. Ancora: «Sta facendo allenamento .... pensavo non riuscisse più invece colpisce ancora. Li ha stanati in passeggiata». Nessun dubbio sulla sorte delle prede. Alla domanda esplicita se i cani avessero ucciso le loro prede, ecco la candida risposta: «Eh beh sì».

«È un’azione che contrasta con la normativa» continua Romieri «sia per quanto riguarda i conigli (fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato) e sia per quanto riguarda i mici o altri animali». Sul tavolo dei carabinieri è già arrivato un esposto. L’episodio è stato anche segnalato a Vento di Venezia, che ha in gestione l’isola della Certosa, alla Municipalità e all’Ufficio comunale per la tutela degli animali. Infine, la richiesta di maggior vigilanza: «Bisogna reprimere queste persone che aizzano in modo spregevole i propri animali e non si limitano a farli correre senza guinzaglio, cosa già di per sé illegale. Servono appositi cartelli di assoluto divieto». (e.p.)



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