Condannati a tre anni i rapinatori dell'Unicredit

Sono Raffaele Festa, di Napoli, e Antonino Benfante, di Palermo. Latitante il terzo bandito
La filiale Unicredit di Dese rapinata da tre banditi il 29 aprile dell’anno scorso subito dopo il colpo
La filiale Unicredit di Dese rapinata da tre banditi il 29 aprile dell’anno scorso subito dopo il colpo
 
VENEZIA.
Tre anni di carcere e 800 euro ciascuno per due dei tre rapinatori dell'agenzia Unicredit di Dese, «colpo» messo a segno il 29 aprile dello scorso anno. Ieri, il giudice veneziano dell'udienza preliminare Michele Medici ha sancito con la sua sentenza l'accordo tra pubblico ministero e difesa per il patteggiamento della pena per Raffaele Festa (27 anni, di Napoli) e Antonino Benfante (25 anni di Palermo). La posizione del terzo rapinatore, il 29enne napoletano Alessandro Catalano, che risulta essere latitante, è stata stralciata e il magistrato se ne occuperà in un'altra udienza.  I due erano stati arrestati dai carabinieri del Reparto operativo sei mesi dopo la rapina in provincia di Padova ed erano sospettati di averne commesse altre nel Veneto, grazie ad un basista del luogo. Si sarebbe trattato di una banda di trasfertisti con un aggancio in regione. A dare una mano notevole agli investigatori dell'Arma erano state le telecamere interne della banca di Dese, visto che almeno uno dei tre era entrato nell'agenza senza nascondersi il volto con fazzoletti o passamontagna.  Il «colpo» aveva fruttato ben 40 mila euro. Si era trattato di una rapina cruenta, visto che i banditi avevano legato e imbavagliato il direttore della filiale Unicredit, lasciandolo poi chiuso in uno stanzino per diverse ore. L'uomo era stato liberato grazie all'arrivo della donna delle pulizie.  Questo il racconto del colpo: sono le 15.30 quando un uomo entra in banca con un pretesto. È a volto scoperto, i carabinieri scopriranno che si tratta del napoletano Catalano. All'interno della banca, c'è solo Marco Cataruzza, 55 anni, il direttore.  Una volta dentro il rapinatore estrae un taglierino, minaccia il direttore e gli dice di far entrare i suoi due complici: i tre parlano con accento meridionale. A quel punto i banditi si fanno accompagnare nel locale dove si trova la cassaforte. Costringono Cataruzza a digitare il codice di apertura del forziere. Quindi, dopo avergli legato i polsi e averlo imbavagliato, aspettano con pazienza che la cassaforte temporizzata si apra. Nel frattempo ripuliscono tutti i cassetti.  Quando la cassaforte si apre arraffano tutto quello che c'è dentro e se ne vanno. Cataruzza cerca di liberarsi, ma non ce la fa.

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