Colpo di scena al processo “pentito” fa i nomi dei complici

Colpo di scena ieri al processo per estorsione che vede sul banco degli imputati il pregiudicato sessantenne veneziano Giampaolo Manca: il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha chiesto al Tribunale di...
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma

Colpo di scena ieri al processo per estorsione che vede sul banco degli imputati il pregiudicato sessantenne veneziano Giampaolo Manca: il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha chiesto al Tribunale di convocare in aula un altro noto pregiudicato, Alessandro Duse, che qualche giorno fa ha confessato di aver partecipato all’estorsione e ha confermato che il responsabile dell’azione era stato l’imputato, assieme al fratello Fabio, a Rienzi Fracasso e ad Alessandro Filippi. Il rappresentante dell’accusa ha consegnato il verbale delle dichiarazioni di Duse.

I fatti risalgono al settembre-ottobre 2010, quando Manca, che ora è in carcere dove ha scontato decine di anni di reclusione, era libero per un breve periodo, avrebbe avvicinato Roberto Laggia, un lidense ex croupier e allora titolare di una vetreria di Murano (la “Nuova Venezia srl”) e mostrandogli due proiettili, dicendogli che se non gli avrebbe consegnato migliaia di euro quelle pallottole sarebbero state per lui, il figlio o il padre. Con Manca c’erano, stando alle accuse, altri quattro uomini mascherati ai quali gli inquirenti non erano mai riusciti a dare un nome. Ora, stando a Duse, in quel gruppo c’era lui, che guidava la barca e gli altri tre, tutti pregiudicati, di cui ha fatto i nomi. Lo stesso pubblico ministero ha riferito che ha già chiesto ai carabinieri di trovare riscontri alle affermazioni di Duse, che in più volte di un’occasione, quando si è trovato in manette, ha cercato di ottenere sconti «vendendo» informazioni e dichiarazioni.

Manca ha sempre negato di aver minacciato Laggia (anche lui, tra l’altro ha passato guai giudiziari), ma ha confermato di aver chiesto soldi. Si trattava però, stando al pregiudicato, di danaro che lui aveva consegnato all’imprenditore prima di finire in carcere, centinaia di milioni (addirittura un miliardo di vecchie lire) da investire nella vetreria. Uscito dal carcere dopo 20 anni, Manca aveva bisogno di denaro e si sarebbe rivolto a Laggia per avere una parte di quello che lui aveva un tempo consegnato. Stando al capo d’imputazione, le minacce dell’imputato avevano un certo peso, visto che apparteneva alla vecchia mala del Brenta, quella guidata da Felice Maniero tanto da essere stato condannato assieme al boss e ad altri per l’omicidio dei fratelli Rizzi e del loro cugino.

Il presidente del Tribunale Paolo Corder ha accolto la richiesta del pubblico ministero ed ha rinviato l’udienza al 3 febbraio del prossimo anno in modo da ascoltare la testimonianza di Duse e le dichiarazioni dell’imputato, che vuole essere sentito per fornire la sua versione dei fatti.

Giorgio Cecchetti

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