Colleghi sgomenti: «Abbiamo perso il nostro riferimento»
Il primario Quatrale: «Esperta e disponibile». Una lettera scritta dal personale ai due ragazzini ora rimasti soli

MESTRE. Una lettera ai figli che tanto amava per raccontare loro com’era la mamma vista da colleghi e pazienti, una colletta e la promessa di esserci sempre. È ancora sotto shock, a pochi giorni dall’accaduto, il reparto di Neurologia dell’ospedale dell’Angelo dove prestava servizio Sabrina Panzonato, freddata da un colpo di pistola del marito, il poliziotto Luigi Nocco, lo scorso giovedì mattina per motivi legati, si pensa, alla gelosia.
Tra le corsie dove ogni giorno Sabrina, infermiera specializzata in forza dal 1993, curava e assisteva i pazienti, si respira un’aria di dolore e incredulità. Ma anche un sentimento di impotenza verso un gesto che ha lasciato tutti sconvolti. «Sabrina», spiega il primario Rocco Quatrale, che parla anche a nome della coordinatrice delle infermiere Annarita Sorrentino e delle colleghe e colleghi, «era un vero e proprio faro qui da noi». Prosegue: «Per anzianità ed esperienza professionale, era un punto di riferimento nel reparto intero, per i colleghi ma anche per i neo assunti, gli studenti, i giovani infermieri e tutto il personale in formazione. Lei era una sorta di tutor, una figura sempre presente e disponibile alla quale chiedere un consiglio, un’informazione».
Ecco perché adesso, fa capire, manca doppiamente. Perché il reparto è venuto a perdere un pilastro importante, un’infermiera che sapeva sempre rispondere, che sapeva cosa fare quando si presentava un problema, una difficoltà, nei momenti più delicati. «Era un riferimento», ripete il primario, «e questo tutti glielo riconoscono sia per le doti, perché affrontava le avversità che si presentano nel lavoro nel modo più adeguato, che nei rapporti interpersonali».
Sabrina, infatti, prestava servizio nell’unità intensiva del reparto di Neurologia, ma anche di oculistica, che ha dei letti nello stesso reparto.
La volontà dei colleghi, è quella di scrivere una lettera ai figli, «per far sapere loro il nostro apprezzamento per la loro mamma che tanto teneva ai figli, e per far conoscere la sua umanità» e sicuramente una colletta.
Una volta che il funerale sarà stato celebrato, il reparto vedrà come procedere. Di sicuro non mancherà di far sentire la propria vicinanza. «L’impegno è quello di stare vicino ai figli, noi saremo sempre disponibili per loro».
Marta Artico
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