Coin Excelsior, a Venezia è iniziato il temuto sgombero

VENEZIA. Ancora qualche settimana di saldi, poi gli scatoloni, le casse, l’imballaggio di specchi, tappeti, arredi e la fine di settant’anni di storia. Coin srl e la proprietà dell’immobile, la Drizzly srl di Paola Coin, hanno trovato un accordo sullo sgombero dello store di Rialto. Il giudice del Tribunale non ha dovuto fissare nessuna data esatta perché Coin Excelsior se ne andrà in tempi rapidi, e comunque compatibili con il trasloco fino all’ultimo spillo di quasi 3 mila metri quadrati zeppi di abbigliamento, calzature, borse, creme e profumo.
I tempi “rapidi” saranno nell’ordine dei due mesi, forse meno, in ogni caso prima dell’inizio dell’estate, per consentire ai nuovi inquilini, qualcuno dice H&M, altri la Rinascente, altri ancora Zara Home, di iniziare al più presto i lavori di restauro.

Di certo c’è l’avvilimento dei dipendenti, che ieri hanno iniziato a fare l’inventario di centinaia di articoli già in saldo (fino al 70 per cento i capi invernali, dal 30 al 50 per cento quelli della nuova collezione) che, qualora invenduti, dovranno trovare una nuova destinazione, negli altri store Coin.
Ma il trasloco non sarà semplice, considerato che oltre alla merce ci sono gli arredi: intere parenti di specchi, scaffali, armadi, cassettiere, vetrine, banchi, stand, manichini. Ogni pezzo dovrà essere smontato, imballato e caricato in barca, nel già trafficato canale che porta in Canal Grande. Per questo, nelle ultime settimane che restano, si cercherà di vendere il più possibile, probabilmente abbassando ulteriormente i prezzi.
L’amarezza di questa fine poco gloriosa per l’intera città, i lunghi mesi di trattativa, la contesa a colpi di milioni di euro (tre quelli chiesti dalla proprietà per un anno d’affitto, 2,1 quelli offerti come cifra massima da Coin srl), le udienze in Tribunale, la speranza di ottenere almeno una proroga, la proroga negata; e allora i sit-in dei novanta dipendenti, le manifestazioni davanti al Tribunale, la raccolta di firme, la lettera scritta a Natale a Paola Coin perché si mettesse «una mano sul cuore», l’interessamento in prima persone dell’assessore Renato Boraso; e probabilmente altre cose che un giorno salteranno fuori; insomma, tutto sembra aver congiurato contro quelle quattro lettere tonde tonde, travolgendole.
Il capitale umano, con dipendenti assunti da molti anni, addirittura da una generazione all’altra, è l’ultima, delicata, fase della vicenda. La posizione dei venti lavoratori che ancora non hanno trovato un nuovo impiego, infatti, è ancora da definire.
La proposta di Coin srl di trasferire alcune commesse nelle sedi più lontane, come Bologna e Brescia, è stata rifiutata dai sindacati, che invece premono per gli store di Mestre, Padova o Treviso. «Una soluzione inaccettabile» dice Fabio Marchiori di Uiltucs «se non si arriverà a un accordo, si rischia lo stato di agitazione». Il 10 maggio il prossimo incontro.
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