Cliente “perseguitata” per un indirizzo sbagliato

SPINEA. Enel "perseguita" un cliente moroso, ma è quello sbagliato. È accaduto a una famiglia di Spinea, che pur non avendo il contratto del gas con Enel, ha dovuto aprire la porta di casa agli incaricati, che hanno preteso di entrare nell’abitazione per controllare i contatori. A raccontare l’avvenuto è Katia Castellaro, che si è rivolta all’Associazione Consumatori di Mestre per ottenere n risarcimento, che però, non è arrivato.
«Il primo episodio risale al 30 novembre 2011, quando una squadra di tecnici di Enel Energia suona alla porta: in casa c’è solo mia figlia 23enne (che risiede altrove ed era passata per caso), che subito mi telefona, insospettita dall’insistenza degli uomini che pretendono di entrare per controllare il contatore. Ho contattato Enel chiedendo se fossero previsti controlli: ma dal call center rispondono che nessuna visita era in programma al nostro civico. Le ho suggerito di non aprire, temendo una truffa». Prosegue: «Al rientro dal lavoro i vicini mi riferiscono che in mia assenza una pattuglia dei carabinieri era passata per casa, chiedendo informazioni su di noi, mentre la mattina dopo, i militari hanno suonato alla porta alle 7.30». «Ma la persecuzione, racconta all’Adico «non è finita: alle 16.30, dopo essere andata a prendere la figlia a scuola, trova fuori di casa due tecnici Enel e un terzo uomo in borghese. Ho domandato a uno dei due tecnici di mostrarmi il cartellino di riconoscimento. Eppure ribadivano di dover controllare il contatore del gas. Peccato che io non sia contrattualizzata con loro, bensì con Veritas per il gas. Ho tirato fuori contratto e bollette, il capo tecnico ha controllato i dati, il numero di matricola del contatore e nome non corrispondevano a quelli che stavano cercando, ma nonostante ciò hanno insistito per entrare in casa. Così mi è venuto in mente che due settimane prima avevo visto un tecnico del gas entrare nel mio giardino privato passando attraverso la finestra del vicino per leggere il contatore. Alla fine chi cercavano era il proprietario della casa a fianco della mia, che è in vendita. Sarebbe bastato che controllassero bene il civico».
La donna ha chiesto duemila euro di risarcimento danni. «Bene ha fatto la socia a chiedere un risarcimento per i danni anche emotivi patiti dalla sua famiglia per questa aggressione e violazione del suo spazio privato» commenta il presidente Carlo Garofolini «senza contare il disagio dell’essere additata agli occhi dei vicini come una persona tanto morosa da richiedere l’intervento dei carabinieri. Altrettanto scandaloso è che da parte di Enel non sia mai arrivata nessuna risposta».
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