Classi al 70 per cento, nel Veneziano torna il problema dei bus
Segnalati assembramenti sulle linee che collegano il Miranese con Mestre e Venezia. Qualche coda allo “Stefanini”
Laura Berlinghieri
Studenti delle superiori all'uscita da scuola e alla fermata del bus Mestre, 26/04/2021 Lorenzo Pòrcile
MESTRE. «Sono stati quindici mesi di trambusto e disorientamento, ora speriamo che si possa finire l’anno scolastico senza altri stravolgimenti». Mirella Topazio, dirigente del liceo Stefanini di Mestre, sintetizza così l’ennesima prima campanella per 23 mila studenti del Veneziano alle prese ieri con la riapertura delle scuole per il 70% in presenza.
La stratificazione di regole e di “stop and go” degli ultimi mesi ha pesato tanto sui dirigenti, quanto su ragazzi e docenti. E nonostante gli sforzi per rendere le aule un posto sicuro, restano ancora da risolvere alcuni nodi. Quelli legati ai trasporti, ad esempio.
E infatti anche lunedì sono arrivate segnalazioni di assembramenti a bordo dei bus in partenza da Mestre diretti a Venezia, nonostante il rafforzamento delle linee con 50 mezzi in più. «I ragazzi hanno segnalato affollamenti sulle linee che collegano via Miranese oppure Marghera a Venezia», spiega Concetta Franco, dirigente dell’istituto Algarotti di Cannaregio, i cui iscritti provengono per il 70% proprio dalla terraferma. La scuola, nel cuore della città storica, ha fatto rientrare in classe il 100% dei ragazzi iscritti al primo e all’ultimo anno. Le altre classi continuano con la didattica a distanza. «Ingressi scaglionati per evitare assembramenti? Impossibile con gli spazi ristretti che abbiamo a disposizione», taglia corto Franco. Un problema, questo, che vale soprattutto per gli istituti della laguna.
Qualche coda di prima mattina si è creata allo Stefanini di Mestre. Il motivo? I protocolli prevedono la misurazione della febbre prima di entrare in classe e la sanificazione delle mani.
«Durante queste fasi, il personale cerca di far rispettare il distanziamento. Non è facile, ma l’impegno è massimo», spiega Topazio. Se a settembre e ottobre i 1.200 ragazzi iscritti frequentavano in presenza al 100% ma con doppio orario d’ingresso, ora l’orario è unico ma in classe ci vanno soltanto le classi prime e quinte. Le altre continuano, in parte, con la didattica a distanza. «Il vero problema di questo periodo è stato il continuo cambio di regole», ragiona la dirigente, «non siamo riusciti a dare stabilità ai nostri ragazzi e di questo ne hanno risentito, loro così come le loro famiglie».
Ma tra intoppi e nuove regole, si aggiunge anche l’incognita del contagio. Le scuole restano sotto la lente d’ingrandimento. Lo dimostrano i 250 tamponi rapidi realizzati ieri mattina al liceo Majorana di Mirano, scuola sentinella selezionata come termometro Covid nel territorio.
Nessun positivo per fortuna, come conferma Vincenzo Baldo, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Padova, nonché coordinatore del progetto regionale.
«Tutto è filato liscio», spiega la dirigente scolastica, Monica Guaraldo. L’istituto aveva programmato ingressi e uscite scaglionati di ben un’ora e mezza (8 e 9,30) con l’obiettivo di non congestionare i mezzi pubblici. Il Majorana ha adottato un modello ibrido per il ritorno in classe così da gestire al meglio gli spazi: le prime, le seconde, le terze e le quarte andranno a scuola quattro giorni su sei; le quinte, cinque giorni su sei. «Ci sono state segnalazioni legate al traffico di auto di prima mattina», conclude la dirigente, «la speranza è di portare a termine l’anno scolastico senza altre interruzioni».—
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