Clan Bolognino e fatture false primi quattro patteggiamenti
Primi patteggiamenti nel filone sulle fatture false dell’inchiesta condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia al clan’ndranghetista dei Bolognino. L’indagine della Procura di Venezia ha smascherato la presenza in Veneto di un’organizzazione criminale legata alla’ndrangheta e in particolare alla cosca grande Aracri di Cutro, partita nel 2013 grazie alla denuncia di una coppia di imprenditori che operavano con la loro azienda a Galliera veneta e poi decollata in seguito alle rivelazioni del pentito Giuseppe Giglio che aveva già consentito in Emilia Romagna il processo Aemilia conclusosi con una raffica di condanne.
Nel corso delle indagini, sono emerse le infiltrazioni della cosca Grande Aracri nel tessuto imprenditoriale veneto dal 2013 al 2017. Minacce, estorsioni, violenze aggravate dal metodo mafioso, e false fatture e ricettazioni aggravate dall’aver favorito la ’ndrangheta, sono le accuse principali mosse agli imputati. Ieri mattina davanti alla gup Francesca Zancan è comparsa la difesa di Giuseppe Giglio, esperto delle “sovrafatturazioni”. Per lui è stata accordata una pena a 1 anno e 4 mesi (7 anni e 4 mesi in continuazione con altre condanne nel processo Aemilia). Un anno e cinque mesi (pena sospesa), invece, per l’impresario Eros Carraro di Jesolo e residente a Spinea, per aver ricevuto fatture di acquisto dalla TRS srl, società “cartiera” costituita dall’associazione mafiosa. Per l’imprenditore 42enne di Pianiga, Massimo Nalesso titolare della Piastrellista snc a cui a cui era stato disposto un sequestro di 9.521 euro, la pena patteggiata è di un anno e sette mesi (pesa sospesa). Un anno e quattro mesi, infine, per Roberto Rizzo. Originario di Abano Terme, è accusato di ricettazione e altri reati (anche nel suo caso, la pena è stata sospesa). Per accedere ai patteggiamenti, i tre imprenditori hanno prima dovuto risarcire l’Agenzia delle Entrate con cifre dai 20 ai 90 mila euro. —
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