Cino Ricci: pronti a rubare il vento

Lo skipper di Azzurra: «In laguna spazi ridottissimi ed equipaggi dei catamarani alla frusta»

VENEZIA. Schietto, diretto, profondo conoscitore del mondo della vela, ma soprattutto il primo skipper italiano a raggiungere almeno una semifinale di America’s Cup. Al timone di Azzurra ci riuscì a Newport, negli Stati Uniti, nell’ormai lontano 1983, ripetendo poi la sfida quattro anni più tardi a Fremantle in Australia. Vedere arrivare le imbarcazioni da Coppa America in laguna, però, oggi non lo sorprende per nulla. «Venezia non è estranea a tutto questo», argomenta Ricci, «ha già avuto l’esperienza del Moro, e non è stata cosa da poco visto che a tutt’oggi è la sola barca italiana ad aver vinto una regata di finale, quindi di vera Coppa America e non di prove tra gli sfidanti. Luna Rossa e il patron Bertelli hanno perso 4-0. Una cosa di cui Venezia e il suo sindaco devono andarne fieri, e che va sottolineata senza alcuna reticenza». Lo skipper riminese va a ruota libera. «Nel binomio Venezia-Coppa America a guadagnarci è di sicuro quest’ultima. Venezia la promozione se la fa da sé, e se l’è fatta per mille anni fino ad ora. Una città che è insuperabile». Ma anche una città, un mare e una laguna dove le nuove imbarcazioni scelte per questa edizione saranno messe a dura prova. «Cominciamo col dire che siamo di fronte a catamarani da 40 piedi che nulla hanno a che vedere con i classici monoscafi da Coppa America», osserva Cino Ricci, «e che oltretutto sono a loro volta diversi dai 72 piedi che verranno usati negli Stati Uniti per la gara vera e propria il prossimo anno. Quelli di oggi sono una sorta di go-kart per World Series che sanno più da campionato monomarca. Russel Coutts ha voluto cercare lo spettacolo, quindi con gente costretta a fare i salti mortali tra le onde per lasciare sbalordito il telespettatore.

La vela non è uno sport fatto per la televisione, ed ecco che con la scelta di questi catamarani si è voluto togliere la monotonia dalla manifestazione per avvicinare il pubblico televisivo e il business. Certo, i 72 piedi saranno barche incredibili, con alberi alti cinquanta metri e vele rigide, dalla tecnologia esasperata. E quando viaggeranno a 35 nodi sull’acqua, sarà come per un’auto andare a 300 chilometri l’ora. La gente non se ne rende conto, bisogna spiegarglielo». Quindi equipaggi super allenati e preparati alle manovre più estreme. «Io resto un romantico, e preferisco la vela dei miei tempi», sottolinea l’ex timoniere di Azzurra, «se mi volto indietro vedo che sono passati anni luce sotto il profilo della tecnologia in Coppa America. A Venezia ci saranno campi di regata con poco o con tanto vento. In laguna poi, le barche saranno costrette a manovrare in un fazzoletto, skipper ed equipaggi saranno messi alla frusta avendo spazi limitatissimi e cercando di evitare di finire sotto il vento degli avversari. Sarà la vera prova del nove per gli equipaggi. I ragazzi di Luna Rossa potranno fare ancora bene dopo i successi di Napoli, ma con i 72 piedi negli Stati Uniti sarà tutta un’altra musica ed è impossibile fare previsioni».

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