Ciardi falsi, sequestro da Benetton

Perizia sui quadri dell'imprenditore. Autentico quello di «Veneto Banca»
Un dipinto di Ciardi. Nel riquadro Carlo Benetton
Un dipinto di Ciardi. Nel riquadro Carlo Benetton
 
Non tutti i tredici quadri di Guglielmo Ciardi, il pittore veneziano di fine Ottocento, sequestrati con il sospetto che fossero falsi lo sono. Ben due diverse consulenze, quella dello storico dell'arte e quella di un chimico, hanno permesso di stabilire, ad esempio, che il dipinto di proprietà di Veneto Banca Holdig, «Veduta del Canale di Mazzorbo» è autentico, mentre altri sette non lo sono.
 Il pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi ha chiuso le indagini ed ha chiesto l'archiviazione per l'unico indagato. Era il gallerista Luciano Franchi, che a Padova gestisce la galleria d'arte «Nuova Arcadia». E' colui che ha segnalato alla banca di Montebelluna il quadro di Ciardi, consigliandone l'acquisto: essendo risultato autentico, la sua posizione si è chiarita del tutto. Ma i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico hanno sequestrato in un secondo momento altri otto quadri del pittore veneziano, tutti di proprietà dell'imprenditore trevigiano Carlo Benetton, che con i fratelli Luciano, Giuliana e Gilberto ha fondato l'azienda tessile. Sui dipinti di sua proprietà non sono ancora state compiuti controlli e solo quando verranno esaminati gli esperti potranno sciogliere i dubbi.  Le due consulenze, comunque, hanno già bollato come fasulli altri dipinti di Ciardi fatti passare per veri, si tratta di quadri sequestrati al mercante d'arte veneziano Oliver Arcangeli Marenzi, tra questi c'è anche la «Veduta del Canale della Giudecca». Lo storico dell'arte toscano Giuliano Matteucci ha sostenuto con non sono di mano dell'artista veneziano nato nel 1842 e morto nel 1917. A conferma della sua consulenza è arrivato il responso del laboratorio: ha stabilito, grazie all'individuazione di un componente chimico del colore, che il bianco utilizzato in alcuni di quelle opere era stato messo in commercio soltanto dopo il 1907, mentre si trattava di quadri datati fine Ottocento.  Cinque dei dipinti sequestrati erano anche stati esposti nell'ambito della mostra «Giacomo Favretto (1849-1887)-Venezia fascino e seduzione» organizzata da Paolo Serafini prima a Roma (nel Chiostro del Bramante) e poi al Museo Correr di Venezia. A segnalarli come fasulli ai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio artistico era stato uno storico dell'arte della Soprintendenza lagunare per i beni architettonici e paesaggistici. Poi l'indagine si era allargata ad altri dipinti.  Grazie all'indagine, ora, il quadro di «Veneto Banca», che l'istituto di credito aveva pagato ben 415 mila euro, i sarà restituito, mentre Carlo Benetton dovrà attendere il responso degli esperti per sapere se le opere che ha acquistato siano state dipinte da Ciardi o da un abile imitatore. Per quanto riguarda le indagini, nel secondo caso chi ha venduto le opere all'imprenditore, che sarebbe parte offesa, rischia di finire indagato per ricettazione, come del resto avrebbe rischiato il mercante veneziano Arcangeli se fosse ancora vivo.  

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