Chiudono i negozi Tuodì tutti a casa i dipendenti

Mirano. Svuotati gli scaffali, mercoledì a Roma vertice al ministero dello Svilupo Il Gruppo conta cento punti vendita di cui 16 tra Venezia, Padova e Treviso
MIRANO. Si è alzato di molto il livello di timore per i dipendenti del Tuodì. Tutti i negozi del Veneto e Friuli, compresi i cinque veneziani (Mirano, Mestre, Scorzè, Noale, Chioggia), sono stati svuotati, la merce destinate ai punti vendita fuori regione e abbassate le serrande. E da domani rimarranno a casa, mentre mercoledì al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma si terrà un’importante riunione.


Dunque tutti i lavoratori, di cui una trentina per la nostra provincia quasi tutte donne, hanno il fiato sospeso e si affidano ai sindacati. Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil scenderanno nella capitale non solo per avere delle certezze ma, soprattutto, per garantire quegli ammortizzatori sociali utili ai dipendenti per andare avanti, a partire dalla cassa integrazione. Questo, in sintesi, quanto è successo negli ultimi giorni, dopo che sabato 8 luglio, a Mirano, c’era stata una protesta con le dipendenti veneziani del Tuodì. Si era coniato lo slogan “Vuota tutto, vuoti gli scaffali, vuoti i carrelli, vuoti anche i diritti dei lavoratori”, per riassumere la situazione del gruppo che conta 400 punti vendita in Italia di cui 16 tra le province di Venezia, Padova e Treviso, oltre a Feltre, impiegando 100 lavoratori diretti oltre a quelli di macellerie, gastronomie, banchi pane. Infatti nelle ultime settimane i negozi veneti e friulani presentavano scaffali vuoti, o quasi, ma almeno gli stupendi erano regolari. Da domani non si sa che accadrà. Due anni e mezzo fa, spiegavano i sindacati nella protesta di Mirano, l’azienda aveva comunicato l’interesse di un acquirente ma il progetto non è andato in porto. Di recente si è parlato di cessioni per le attività del Veneto e Friuli, dove i fatturati sono calati di molto nell’ultimo periodo. In questi giorni, dei clienti si sono recati, comunque, ai cinque negozi della provincia ma hanno trovato la chiusura. «È già stato chiesto il concordato preventivo da parte dell’azienda» spiega la segretaria regionale della Filcams Cgil Margherita Grigolato «e in questi giorni i lavoratori non hanno fatto altro che impacchettare tutta la merce perché poi fosse mandata altrove».


Alessandro Ragazzo


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