«Chiudere Venini in Piazza necessario per sopravvivere»

La scelta di chiudere è stata dolorosissima. Per questo il Gruppo Damiani, da anni proprietario del marchio Venini, da ieri ha affisso sulle vetrine del negozio al civico 315 di Piazza San Marco un messaggio, in italiano e in inglese, avvisando la clientela di essere in un momento di passaggio.
In tanti ieri si sono fermati a leggere il testo che contiene rassicurazioni per il pubblico affezionato e l’intenzione in futuro di tornare a Venezia. Lo spazio vuoto che, fino a pochi giorni fa, metteva in luce opere di raffinata bellezza, parla comunque da sé e racconta un silenzio più grande che si sta abbattendo su molte attività commerciale, colpendo perfino la Piazza che sembrava inattaccabile.
Venini è infatti il simbolo di un gigante che, per non soccombere alla mancanza di turisti e a una crisi del settore, ha scelto di chiudere per non crollare. Tra le cause, anche il problema di un affitto altissimo che, nonostante la pandemia, non è mai stato abbassato dai proprietari, in parte veneti e in parte americani. È l’amministratore delegato del marchio, Gianluca Colonna, a spiegare come è avvenuta questa scelta.
Quando avete pensato di chiudere?
«È stata una decisione dolorosa perché era da un secolo che Venini si affacciava sulla Piazza, accogliendo i suoi clienti da tutto il mondo. Tuttavia, ancora prima dell’acqua granda dello scorso 12 novembre, ci siamo accorti che il settore era in forte crisi. Poi con la marea eccezionale e il Covid-19, il nostro fatturato ha avuto un calo importante».
Quanto importante?
«Fino a quando non si chiude l’anno fiscale non vogliamo dare cifre, ma comunque è stato un calo significativo, tanto che abbiamo pensato di focalizzarci su Murano, dove abbiamo la fornace, e mantenere il negozio di Milano, nella speranza che nel periodo di Natale possiamo incrementare le vendite. Dobbiamo pensare che in questi mesi sono mancati i clienti americani, asiatici e arabi, che rappresentavano un bacino di possibili acquirenti, ovvero persone che entrano in negozio per comprare».
Quanto ha pesato l’affitto che non è stato abbassato?
«La proprietà ha cercato di venirci incontro, ma non è stato sufficiente. Tuttavia è mancato un supporto, in generale, anche per quanto riguarda questo settore che già è penalizzato da una concorrenza in altri Paesi. Se a questo aggiungiamo per esempio il costo del gas delle fornaci si può capire che la nostra scelta, seppur dolorosa, in questo momento è stata necessaria».
Avete intenzione comunque di riaprire a Venezia?
«Vorremmo, ma per adesso dobbiamo superare questa fase. Non crediamo che dal primo gennaio tutto ritorni come prima, ma che questa situazione si possa protrarre a lungo. Penso che ci aspettino dei mesi molto duri, ma comunque non ce ne stiamo andando da Venezia e vogliamo dire che siamo a Murano. Questo, per noi, è un messaggio importante da trasmettere a chi ci ha seguiti e in questi giorni ha visto chiudere dopo 100 anni lo spazio in Piazza San Marco. Speriamo che questa fase finisca e di poter tornare anche a Venezia». —
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