Chiude un ambulatorio, è caccia al medico

Con il 20 ottobre chiuderà l’ambulatorio di un medico di famiglia in servizio in via Gramsci e tra i pazienti è subito salita la preoccupazione. La dottoressa in questione ha vinto un concorso per avvicinarsi a casa, nel Padovano, e giustamente sfrutterà l’opportunità. Rimarrà attivo invece il vicino ambulatorio pediatrico. Chi aveva quella dottoressa come medico di famiglia ha già ricevuto la lettera dal distretto sanitario di Mirano-Dolo dell’Usl 3 che informa della necessità di indicare un nuovo medico di riferimento sul territorio cittadino.
Disagi, per i pazienti, che ormai sono all’ordine del giorno. E del resto questa è solamente l’anticamera di ciò che attende il settore della medicina generale, che entro tre anni in provincia di Venezia vedrà il 30% dei medici di famiglia in servizio spiccare il volo per la pensione. Sono in tutto 360, oltre 160 dei quali attivi nel Miranese. Bisogna poi osservare anche un altro aspetto, quello dei posti paziente disponibili. Basti pensare che a Mirano, su 18 medici in attività, la metà ha esaurito la disponibilità, a Santa Maria di Sala sono 4 su 9 e a Salzano 3 su 8. Minor possibilità di scelta per i cittadini, quindi, ma anche maggior carico di lavoro per i dottori.
«Il problema più pesante è infatti quello degli imminenti pensionamenti», sottolinea il dottor Stefano Rigo, fiduciario dell’Ordine dei medici provinciale per la zona del Miranese (ex Usl 13). «Attualmente in quest’area la situazione ancora regge, ma con tutte le uscite previste per le classi di nati tra il 1953 e il 1955 sarà un bel problema. Garantire la continuità assistenziale è già oggi un forte impegno, e in questo hanno un notevole ruolo le Medicine di gruppo, le medicine di gruppo integrate, i medici di rete e le associazioni semplici. Se un dottore è malato o in ferie viene coperto dai colleghi, ma quando sarà avviata l’onda dei pensionamenti tutto rischierà di essere messo in discussione». Per molte persone, specie chi soffre di patologie croniche oppure è anziano, non avere un medico di famiglia vicino a casa è un disagio. Gli stessi che ora perderanno l’ambulatorio di riferimento in via Gramsci dovranno orientarsi altrove. «È comprensibile», aggiunge Rigo, «nel Miranese finora le situazioni carenti sono state tamponate come si è potuto, ma da dicembre sarà tutto più complesso. Spesso i medici di famiglia si trovano pure in difficoltà nel reperire uno spazio adeguato per aprire un ambulatorio, poiché le leggi odierne sono stringenti. La nostra volontà è quella di assistere tutti e al meglio».
E come conferma lo stesso fiduciario dell’Ordine dei medici provinciale, il Miranese ha come peculiarità il gran numero di Medicine di gruppo o altre forme di associazionismo tra medici, il che permette di garantire la continuità assistenziale. Solo 4-5 dottori esercitano da soli. «La media dei pazienti per ciascun medico, è di circa 1.300», fa notare Maurizio Scassola, vicepresidente dell’Ordine provinciale, «ciò significa che, per ora, di norma c’è ancora una certa capacità per trovare un’alternativa. E calcolando le riunioni familiari, i medici possono anche superare la soglia di 1.500, arrivando a 1.650 pazienti. Nelle aree metropolitane il sistema regge, il pensiero va a quelle disagiate dove il medico di famiglia non può mancare. Con la Regione si dovranno concordare nuovi modelli organizzativi per garantire cure a tutti». —
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