Chiude “Radio Cestaro” addio a un pezzo di storia

SPINEA. Chiuderà a settembre, ma ha già iniziato la svendita finale. È Radio Cestaro, il negozio di elettrodomestici che dal dopoguerra, prima in piazza poi in via Roma, è stato il simbolo non solo del commercio, ma della vita stessa di Spinea, trala sponsorizzazione della squadra di calcio e la ricerca continua di dare un nuovo volto commerciale alla città.
La notizia, all’inizio smentita poi a poco a poco confermata con cartelli all’interno del negozio di via Roma, è arrivata inattesa alla maggior parte degli abitanti di Spinea, che lo consideravano ormai parte integrante dell’arredo urbano, quasi alla pari del municipio e della biblioteca di villa Simion.
Si chiude il 15 settembre, ma comunque al termine del materiale presente in negozio e in magazzino. Radio Cestaro, lo storico negozio di elettrodomestici a pochi metri dalla piazza di Spinea, cede.
A darne l’annuncio, Giorgio Cestaro, gestore e proprietario dal 1950 della rivendita che occupa parte di villa del Maino e che a 73 anni ha deciso per la pensione. Senza trovare per ora un eredità alla sua occupazione.
«Radio Cestaro esiste dagli anni Trenta», spiega lo storico commerciante spinetenese, «Da quando mio padre Arduino gestiva una attività a suo nome aperta nel 1933 a Venezia sul ponte di Rialto. Dal 1946, con la fine della guerra, ci siamo trasferiti tra i primi a Spinea, prima in piazza poi qui. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno lavorato con me e la mia famiglia, sperando di aver contribuito a rendere migliore l’economia e la socialità della mia città».
A salutare amici e clienti in vetrina una foto del primo negozio risalente all’apertura del 1946 e almeno tre generazioni di venditori, con la moglie Lucia, le figlie Cristina e Paola e i commessi “storici” in prima linea.
«Ho avuto commessi che sono stati soprattutto amici», spiega Giorgio Cestaro, «E gli ultimi andranno in pensione con la chiusura del punto vendita, per almeno uno di loro dopo quarant’anni di lavoro con me. Ho chiesto se magari a qualcuno potesse interessare continuare l’attività, ma non me la sono sentita, per esempio, di lasciare ai miei figli quella che attualmente potrebbe essere più un peso, data la situazione economica generale, che una attività redditizia. I piccoli negozi come il mio hanno vita difficile in questi tempi, vista la grande concorrenza, ma sono convinto che possano sopravvivere nel tempo perché rappresentano una parte importante ed insostituibile della nostra storia».
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