Chiude lo storico “Ai Molini” «Devo arrendermi alla crisi»

MIRANO
La guida del Gambero Rosso lo considera tra le migliori pizzerie d’Italia. “Ai Molini” di Mirano chiude. Signori, si scende. Se da marzo quelle storiche serrande in uno dei posti più belli e caratteristici della città, accanto al parco Belvedere e sulla via che porta lo stesso nome, erano chiuse, domani lo saranno ancora. E pure i giorni successivi. Chi, se e quando arriverà qualcuno nessuno lo sa. Si sa, invece, che Paolo Feltrin ha detto basta e lo ha fatto con un post sulla pagina Facebook del locale, lasciando di sasso centinaia di clienti. Era lì dal novembre 2009, da allora non aveva mai chiuso, ma ora le restrizioni postcoronavirus gli hanno dato la mazzata definitiva. E l’addio è avvenuto nel modo più brutto possibile, senza salutare i suoi amati clienti.
«La decisione è sofferta ma inevitabile», spiega Feltrin che conduceva il locale con la moglie Giovanna “Giò” Delli Guanti, «perché quel posto è simile a una Ferrari ma se non corre e non incassi è inutile tenerla. Sarei passato da 200 posti a 70-80, con 12 dipendenti e i costi che ci vanno dietro, affitto compreso». Feltrin era arrivato “Ai Molini” dopo 23 anni di “C’era una volta”, sempre a Mirano, e prima ancora a Mestre negli anni Sessanta con il papà Giovanni. Feltrin aveva creduto in quello spazio immerso nel verde, rimasto chiuso un anno dopo la gestione Boscarato. Un lavoro che ha nel sangue, una passione smisurata messa a dura prova dal Covid-19. «Uscire a cena dev’essere un piacere», sostiene Feltrin, «e non con mille divieti. I miei clienti li accolgo, ci parlo, sono amici e come faccio a stare con loro con le nuove leggi? Diventano rapporti freddi. Sono pensionato ma ho ancora voglia di lavorare, ho entusiasmo ma così diventa impossibile». In oltre un decennio, “Ai Molini” sono passati per un pranzo o una cena, tra un piatto consumato al ristorante o una pizza. Tra questi anche John Elkann, nell’agosto 2018.
Salutare attraverso i social non è il massimo, Feltrin lo sa e gli piange il cuore. «Non è giusto farlo così», continua, «senza neppure stringere una mano, fare un banchetto, rivedere tutti. I miei clienti sono stati la soddisfazione più grande: non sapete quanti messaggi ho ricevuto in queste ore, risponderò a tutti. Si vede abbiamo seminato bene. Sarà un addio? Non lo so, vedremo». Di certo, un posto lo troverà sempre. —
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