Certosa, ecco il progetto green con le casette per i turisti

Edifici a due piani dove prima c’erano le casermette dell’Esercito, verde al posto delle macerie L’ex assessore Mara Rumiz: «Isola aperta alla città, è il successo del partenariato» 

la storia



Un ponte apribile tra la Certosa e l’isola delle Vignole. Per creare il grande parco urbano e collegare le due isole verdi. Case galleggianti e case sugli alberi per pochi turisti amanti della quiete, servizi. Ormeggi quadruplicati e cantiere autonomo dal punto di vista energetico, con i pannelli fotovoltaici sul tetto.

Sono gli ultimi progetti in via di realizzazione per lo sviluppo ambientale di quella che fino a ai primi anni Duemila era una discarica di macerie e amianto, ex poligono di tiro dell’Esercito, inaccessibile e coperta di rovi. Dal 2008 l’isola, 22 ettari di verde tra il Lido e l’Arsenale, ha cominciato la sua rinascita. Con un accordo di partenariato pubblico privato tra Comune e l’imprenditore Alberto Sonino, ex campione di vela, fondatore della società Vento di Venezia.

Adesso il sogno di un grande parco urbano è vicino ad avverarsi. Alla Certosa si può accedere liberamente in vaporetto e in barca, l’isola è diventata meta di famiglie veneziane e giovani, soprattutto durante il week-end. E si propone come un esempio di “resilienza” e di economia compatibile, fondi privati e controllo pubblico.

Lo ricorda con una punta di orgoglio Mara Rumiz, assessore della giunta Cacciari che a metà degli anni Novanta aveva avviato il progetto di riqualificazione dell’isola abbandonata su proposta del Comitato Certosa. Il Comune aveva costruito l’albergo, i capannoni, il “ Casello delle polveri” e la Casa dell’Ortolano. Nel 2003 la prima gara, vinta dal cantiere motonautico Oscar che poi si era ritirato. Nel 2008 il partenariato con il privato. Che avrebbe dovuto realizzare il parco e recuperare risorse con attività e nuova occupazione.

«Mecenati e benefattori non si sono fatti avanti», ricorda Rumiz con una punta di polemica, «il vincitore della gara ha investito e realizzato gli interventi in base alla convenzione firmata con il Comune. Provvedendo alla bonifica bellica e ambientale dei terreni insieme alla Regione e ad avviare le attività di ormeggio e rimessaggio, produzione di barche in legno. Interventi compatibili e rispettosi»-.

«A chi oggi critica», dice Rumiz, «bisognerebbe mostrare in quali condizioni era ridotta quest’isola, ora di nuovo accessibile e fruibile da tutti. Non certo un’oasi verde, ma un disastro da recuperare. Non c’è stata cementificazione, né privatizzazione»

Il grande progetto green è adesso in dirittura d’arrivo. Restaurate e rifatte le casermette dietro il muro lungo la passerella, che diventeranno attività ricettiva. Due piani in mattoni e legno, nuovi servizi igienici. Rimossi gli alberi distrutti dalla tromba d’aria di qualche anno fa, realizzati percorsi pedonali e ciclabili. Nell’isola è anche sbarcato il ristorante di Raffaele Alajmo, che adesso aprirà amche un chiosco dentro l’isola. Servizio completato dall’Apepizza, con i pizzaioli siciliani di alta qualità ambiti da chi arriva con la barca. Poi la darsena, i corsi di vela, gli spazi verdi dove si gioca con le famiglie e gli animali. Un piccolo “Central park” in mezzo alla laguna.

Dove adesso saranno realizzate anche cinque casette con due appartamenti per turisti della nautica. «E’ il senso di questa operazione», dice Sonino, «questa è un’isola aperta, centomila persone sono state qui lo scorso anno. Puntiamo a realizzare piccole dimore per chi viene all’Arsenale e alla Biennale, per chi ama la barca. Tutto senza aumentare le volumetrie, con materiali ecologici e compatibili». Anche la bonifica, che ha ritardato di otto anni il progetto, è stata realizzata con fitodepurazione e sistemi naturali. La nuova Certosa sarà pronta, dice Sonino, per il Salone Nautico». —



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