Cerchioni in lega, scoperta maxi truffa

Operazione tra Inghilterra e Italia. Veniva falsificata la provenienza delle ruote, usate anche in Formula 1
Di Giorgio Cecchetti

Falsificavano la provenienza dei cerchioni delle ruote in lega utilizzate anche dalla Ferrarari di Formula 1, in realtà prodotti in Cina e spediti in Italia attraverso il porto di Venezia, e in questo modo avrebbero «risparmiato» quasi due milioni di euro di dazi e 800 mila euro di imposta sul valore aggiunto in due anni e mezzo. Ieri, in Italia e in Inghilterra, è scattata un’operazione avviata dalla Dogana italiana, in collaborazione con la Guardia di finanza e la Polizia britannica: è finito in manette l’inglese Stephan Horsley , 44 anni, con villa sulla riva bresciana del lago di Garda. Ma sono scattate numerose perquisizioni anche in Italia e sono finiti sotto inchiesta per contrabbando e falso anche i suoi collaboratori italiani: il trevigiano Marco Conean (44 anni, residente a Nervesa della Battaglia), il padovano Claudio Bernoni (60 anni, di Selvazzano) e il bresciano Diego Cerutti (45 anni).

Al centro dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero veneziano Federico Bressan c’è la «O.Z. spa» (sede legale a Bassano e sede produttiva a San Martino di Lupari), la società di ruote per autoveicoli leader in mezza Europa. Ma, stando alle accuse della Procura lagunare, l’inglese Hotsley, titolare in Italia della «Motosport Wheels Italy» con sede in provincia di Brescia, e il padovano Bernoni avrebbero sconfitto la concorrenza internazionale anche grazie ai loro trucchi. A segnalare alle autorità italiane la vicenda dopo aver compiuto accertamenti in Malesia, gli uomini dell’Olaf, l’Ufficio europeo antifrodi con sede a Bruxelles. Gli investigatori italiani hanno poi scoperto il resto. Gli indagati, stando ai capi d’accusa, facevano produrre i cerchioni in lega di alluminio in Cina e, dal giugno di quattro anni fa, spedivano la merce in un porto della Malesia, dove le ruote venivano trasferite in altri container e poi fatti partire per l’Europa, tra cui le banchine del porto veneziano. Falsificavano anche la documentazione, facendo apparite che la merce era stata prodotta in Malesia. In questo modo avrebbero risparmiato di versare il dazio, previsto in Europa per i prodotti cinesi e non per quelli malesi dal giugno 2010, e anche sull’Iva, che per i prodotti malesi è inferiore a quella applicata alla merce proveniente dalla Cina. Una concorrenza sleale, visto che in questo modo risparmiavano notevoli cifre e potevano così applicare prezzi più bassi di altri produttori. Basta pensare che il dazio applicato in tutti i paesi europei sulla merce proveniente da Pechino è del 22,3 per cento del valore.

Le manette ai polsi di Horsley le hanno fatte scattare i poliziotti britannici, visto che l’imprenditore ieri si trovava nella sua patria, le numerose perquisizioni in Italia sono state eseguite dalla Guardia di finanza di Venezia. Le «fiamme gialle» hanno visitato le sedi delle società coinvolte, la «O.Z. spa» di Bassano, di cui è amministratore delegato Bernoni, la «Motorsport Whelles Italy» in provincia di Brescia, di cui amministratore è l’inglese Horsley e Cerutti è rappresentante, e la «Threeface Tuning» di Treviso (ha una sede anche a Paese) di cui è amministratore Conean. Secondo i conti dei doganieri italiani, nel nostro paese sarebbero arrivate almeno un centinaio di spedizioni, via mare, di ruote in lega tra il giugno 2010 e il 2012, fino a quando gli uffici antifrode europei non hanno posto fine al contrabbando. Gli euro in dazi non pagati risulterebbero essere un milione e 820 mila euro e l’Iva evasa 802 mila euro.

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