Caso Del Monaco Parla la famiglia «Dramma d’amore»

TREVISO Nel salotto della bella casa di Donella Del Monaco, l’avvocato Luigi Fadalti prova a ricomporre i cocci della disastrosa gestione dell’immagine della famiglia del celebre tenore. Appena...

TREVISO

Nel salotto della bella casa di Donella Del Monaco, l’avvocato Luigi Fadalti prova a ricomporre i cocci della disastrosa gestione dell’immagine della famiglia del celebre tenore. Appena rientrato da Parigi, il legale trevigiano – compagno nella vita di Elisabetta, la figlia di Claudio Del Monaco – inquadra l’accoltellamento di Jesolo nel più classico dei drammi d’amore. E annuncia la costituzione di una Fondazione Del Monaco, unica legittimata ad usare il nome del tenore: «Tutti gli altri, sciacalli e imbroglioni, saranno diffidati dall’usare per scopi commerciali il nome». Meglio tardi che mai. Soprattutto, la famiglia intende sottolineare che Claudio non è mai stato un clochard: pietosa bugia, perchè il figlio del grande Mario Del Monaco non può essere stato un barbone.

«Nessun giudichi – spiega l’avvocato –. Il signor Del Monaco non aveva preoccupazioni occupazionali, ha un curriculum di tutto rilievo e avrebbe potuto accedere a qualunque incarico. Il suo errore, che poteva essergli fatale, è stato l’amore per questa donna, che non ha voluto abbandonare pur nel disagio psichico che stava attraversando. La signora aveva subìto un ricovero psichiatrico, che purtroppo non ha dato gli esiti sperati. Il dramma è duplice: da una parte chi è rimasto gravemente ferito, dall’altra chi ha colpito in stato di evidente disagio e forse di seminfermità. Ma non sta a noi giudicare: è evidente come la scelta del signor Del Monaco di seguire la moglie sia stata all’origine della vicenda. Avrebbe potuto abbandonarla:non l’ha fatto. Scelta discutibile, ma certamente legata all’affetto e all’amore che provava per questa donna». Cita Pascal: «Il cuore ha le ragioni che la ragione non conosce».

Accomodato su una poltrona Giancarlo Del Monaco, il fratello di Claudio, regista di produzioni teatrali e liriche aggiunge: «La signora Daniela mi fu presentata da un conoscente trevigiano, Odino Marcon, che mi chiese di ascoltare la sua voce. In quella occasione, per puro caso, conobbe Claudio che era venuto a trovarmi a Pesaro. Poi loro si sono innamorati e li ho persi di vista. Due anni fa erano venuti a trovarmi in Spagna, dove vivo. Poi non l’ho più visto. Ma appena abbiamo appreso delle sue difficoltà con questa donna, ci siamo immediatamente attivati per aiutarlo. Non è stato semplice: io vivo in Spagna e giro il mondo, lui stava a Belgrado, Donella in Lussemburgo, lo zio a Roma. Le persone che hanno parlato in questi giorni hanno usato Claudio e indotto il suo disagio». E ricorre all’Abbé Prevost e alla sua «Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut», la storia di una maliarda che trascina nel gorgo della follia l’amante.

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