Caso de Kunkler, tutto da rifare

MOGLIANO. Un’eredità milionaria e una falsa accusa di omicidio: una storia senza fine quella attorno al decesso del barone Pier Adolfo Bianchi de Kunkler, già titolare del marchio Latte Bianchi, morto nel 2000. Difficile seguirne il filo, se non che i processi non sono ancora finiti. La Cassazione ha, infatti, annullato la sentenza con la quale la Corte d’Appello di Venezia aveva a sua volta annullato quella con la quale il Tribunale di Treviso ha assolto nel 2011 dall’accusa di calunnia Egide Tonetto, 82 anni, e Luciano Tonietti, 57 anni, imputati per aver falsamente accusato il barone Federico Bianchi di aver progettato l’uccisione del cugino Pier Adolfo, per appropriarsi della sua ricca eredità, compresa la grande villa storica a Mogliano. Di più, i giudici di Cassazione hanno rilevato un’altra ipotesi di calunnia, sinora non contestata a Tonetto (ex governante del barone defunto) e Tonietti (artigiano di Casale sul Sile), che in una querela avevano accusato Bianchi (rappresentato dall’avvocato Luigi Ravagnan) di aver istigato un infermiere ad uccidere l’anziano malato in cambio di denaro. Nel 2011 il Tribunale di Treviso ha assolto con formula piena sia Tonetto che Tonietti dall’accusa di calunnia, sostenendo che all’istigazione non sarebbe seguito alcun delitto in quanto l’infermiere (per altro gravemente malato) non accettò la proposta. Nel 2012 la Corte d’Appello aveva però annullato l’assoluzione, contestando alla Procura di essersi scordata un altro capo d’imputazione, dal momento che era emerso che il barone era falsamente accusato di aver chiesto a una seconda persona di compiere il delitto.
Ora la Cassazione ha chiarito che la Corte d’Appello (con una sezione diversa) deve occuparsi della prima accusa di calunnia, mentre sulla seconda dovrà valutare la Procura di Treviso. Prescrizione vicina: primavera 2014. (r.d.r.)
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