Case popolari, arriva la stangata: ora c’è chi rischia di doversene andare

MESTRE-VENEZIA. Affitto più salato per gli inquilini delle case pubbliche (Ater e Comune) a partire da lunedì, giorno in cui scatteranno gli aumenti previsti dai nuovi contratti di locazione sulla scorta della legge regionale 39 del 2017 che rivede i termini di pagamento e soprattutto i criteri di calcolo.
I nuovi canoni dell’Edilizia residenziale pubblica sono stati decisi dalla giunta regionale all’interno della norma che ha rimodulato l’intero settore.
Da una parte l’aumento dell’affitto anche di due tre volte, dall’altro – ed è questo a preoccupare il Comune – chi supera i ventimila euro di Isee (soglia minima per ottenere l’appartamento a canone contenuto), dovrà abbandonare l’alloggio entro due anni. Da una prima simulazione sarebbero 800 le famiglie veneziane coinvolte, per circa 2000 inquilini.
«Non nego che siamo molto preoccupati», commenta il vicesindaco e assessore alla Casa, Luciana Colle, «perché ci sono molte persone interessate in centro storico specialmente, le quali potrebbero avere dei problemi proprio perché il loro Isee supera la soglia».
Una lettera della Regione è stata inviata a tutti i comuni, così come all’Agenzia Regionale per l’Edilizia Residenziale, per ricordare le nuove norme e il funzionamento dell’applicazione dei nuovi contratti di locazione. Il canone sarà calcolato in base all’Isee ma anche ai beni, agli immobili, ai risparmi.
«La nuova base di calcolo era doverosa e dovrebbe portare a un riequilibrio», spiega il presidente di Ater Venezia, Raffaele Speranzon «canoni da 10,99 euro al mese in alcuni casi sono inaccettabili, specialmente se pensiamo ai lavori onerosi da sostenere per garantire il decoro.
Oggi ci sono persone con centinaia di migliaia di euro in banca, abbiamo trovato anche conti da settecentomila euro. E non è possibile pagare un affitto pari a tre spriz al mese. Con le nuove norme qualcuno pagherà qualcosa in più e qualcuno qualcosa in meno. È un aspetto della legge che mi sento di difendere». Poi, però, c’è la seconda e più grossa questione.
«Il Comune è giustamente preoccupato per le decadenze, ossia per gli inquilini per i quali cessa il requisito valido per essere assegnatari. Rassicuro tutti in merito a ciò: la regione su nostra richiesta ha deciso di costituire un Tavolo tecnico con tutte le parti.
La regola andava fatta, adesso l’obiettivo è capire come adeguarla alla specificità veneziana, proprio perché Venezia non è assimilabile al resto del Veneto, in primo luogo perché le affittanze turistiche hanno reso impossibile trovare un appartamento in locazione uso residenziale, e parlo di Venezia centro storico dove è inarrivabile come di Mestre dove l’affitto è carissimo.
È una situazione da trattare riconoscendo la specificità di un territorio diverso. Nessun effetto immediato, le lettere dicono che ci sono 24 mesi di tempo per tornare ad essere assegnatari e permettere al Tavolo di apportare gli aggiustamenti tali da evitare uno sconquasso sociale. Ater non ha alcuna intenzione di mettere alla porta le persone». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia