Casa Famiglia San Pio X, cent'anni di mamme

Aperta una mostra. Pizziol: «Così aiutiamo le donne in difficoltà»
L’inaugurazione della mostra sulla struttura diocesana
L’inaugurazione della mostra sulla struttura diocesana
 Un filo lungo 100 anni intrecciato di solidarietà e di speranza. Nell'isola della Giudecca si trova la struttura diocesana Casa Famiglia San Pio X. Accoglie future mamme e mamme in difficoltà con figli. Una mostra fotografica nella sede centrale della Cassa di Risparmio di Venezia in campo San Luca ne traccia la storia. Ad inaugurarla monsignor Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare: «E' una grande realtà. Accoglie persone regolari ed irregolari, credenti e non. Queste donne pericolanti trovano una casa e un insieme di relazioni familiari. Valori fondamentali della vita civile ed ecclesiale». Giovanni Sammartini, presidente della Carive, sottolinea: «L'Istituto, nato da una nobile intuizione, ha una missione attuale perseguita con rigorosa competenza da volontari». Monsignor Silvio Zardon, delegato patriarcale, e Mario Spezzamonte, presidente della Casa, spiegano: «Abbiamo sempre cercato di adeguarci alle mutate esigenze sociali mantenendo fisso l'obiettivo della difesa della mamma e del bambino».  Dalle suore alle coppie di sposi. Nel 1999 il patriarca Marco Cè affida la gestione a coppie di sposi della chiesa veneziana. La loro esperienza si affianca a quella della professionalità di un'equipe. Nascono nuovi servizi: un asilo nido; «Housing» gestisce appartamenti a Venezia e Mestre utilizzati per il reinserimento sociale delle giovani e offerti a costo contenuto; «La Casetta» costituita da quattro miniappartamenti; «Madre Segreta», un percorso per aiutare donne nella maternità difficile che non vogliono riconoscere il neonato. Nel tempo la Casa ha ospitato 4000 mamme, il 40% straniere. Numerose le loro storie. Tra queste l'odissea della trentenne Smeret. La giovane con un figlioletto aveva bisogno di accoglienza. Nata in Sudan, trascorre l'infanzia in Eritrea. Scoppia la guerra, si rifugia nel vicino Sudan. Scoppia la guerriglia, ritorna in Eritrea. La madre le combina un matrimonio. Là è la normalità. Incinta di cinque mesi, in groppa a un cammello attraversa il deserto. La famigliola pensa all'Italia, racimola il denaro necessario per la traversata. All'imbarco lo scafista pretende 1300 dollari, il doppio del prezzo stabilito. A bordo della carretta sale solo Smeret. Il racconto si fa dramma, negli occhi ancora la paura: «Pensavo solo al mio bambino di dieci mesi». Due giorni e due notti in balia delle onde. La giovane sbarca a Trapani, poi arriva a Venezia. Lei e il suo bimbo trovano rifugio presso Casa Famiglia. Ora gli sposi Gianna e Gianni lanciano un appello: «Chi può offrirle un'opportunità di lavoro?».

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