Da casa per gli anziani a foresteria: «Alloggi per camerieri e cuochi»
Intesa con la Tunisia, Aepe pronta a ristrutturare l’edificio per ospitare i lavoratori del commercio

Puoi anche andare a cercare cuochi e camerieri in Tunisia, come ha fatto l’Aepe, ma se poi non hanno un alloggio dove dormire, hai voglia di portarli a lavorare nei ristoranti o negli hotel della città. A questo servono quindi le cosiddette staff house, case e alloggi destinati ai dipendenti - anche il governo per realizzare ha stanziato di recente 120 milioni di euro - sulle quali le associazioni di categoria stanno investendo per attirare personale.
La prima in città che coinvolge un ente pubblico potrebbe sorgere a Murano, in Fondamenta Colleoni, ai civici 4 e 5, capace di ospitare fino a quindici lavoratori. L’edificio è di proprietà dell’Ipab Istituzione Veneziana e fino ad alcuni anni fa ospitava anziani autosufficienti ma è da tempo in stato di abbandono e decadenza. Nel maggio dell’anno scorso l’Aepe ha bussato alle porte dell’Istituzione per chiedere la gestione della palazzina, facendosi carico delle spese di recupero e chiedendo di pagare un affitto a prezzo calmierato per un periodo sufficiente a rientrare dei costi di sistemazione. Una proposta che è stata ulteriormente dettagliata tre mesi fa. Per ospitare esclusivamente lavoratori.
Il costo per la ristrutturazione dell’edificio è stimato in circa 120 mila euro, il contratto d’affitto sarà di 9 anni rinnovabili per altri 9, l’affitto sarà di 150 euro mensili per ogni letto occupato. Da parte sua Istituzione veneziana ha ritenuto la proposta «meritevole di considerazione, poiché consente il restauro, il recupero e la valorizzazione dell’immobile, in una prospettiva sociale rilevante per la permanenza nella Città di Venezia di abitanti, in particolare lavoratori, sebbene per lo più in via transitoria». E così a metà luglio è stato pubblicato l’Avviso pubblico, per vedere se ci fossero altri soggetti interessati al recupero dell’edificio, che si è chiuso pochi giorni fa senza che, a quanto è dato sapere, siano arrivate proposte alternative.
Motivo per cui, tra pochi giorni, dovrebbe chiudersi l’intesa tra Aepe e Istituzione Veneziana. Con l’obiettivo di ospitare i primi lavoratori dal luglio del prossimo anno. «L’idea», dice Elio Dazzo, presidente di Aepe, «ci è venuta perché abbiamo un intesa con il consolato tunisino per assumere come barman, cuochi o camerieri lavoratori di quel Paese che abbiamo frequentato le scuole alberghiere e che conoscano già un po’ la lingua. Il nostro impegno prevede ulteriori lezioni di italiano».
L’intesa però non si è mai concretizzata per l’impossibilità di trovare alloggi dove ospitare i lavoratori. «La realizzazione della staff house ha proprio questo obiettivo», prosegue Dazzo, «trovare una sistemazione per i lavoratori, che è anche un modo per aiutare la residenzialità. È un progetto che realizziamo insieme con la collaborazione di Istituzione veneziana e il sostegno dell’assessorato al Turismo». Non solo Tunisia. Aepe sta lavorando per raggiungere un’intesa simile anche con l’Etiopia. «Ma la staff house potrà ospitare tutti i lavoratori, stranieri e italiani, che devono trasferirsi a Venezia», prosegue Dazzo, «spesso infatti ci sono proposte che arrivano dalla Puglia o dalla Sicilia che non possono essere prese in considerazione proprio per la mancanza di una sistemazione».
C’è tuttavia chi obietta che quegli alloggi, un tempo destinati agli anziani, ora vengono riutilizzati per ospitare lavoratori in gran parte stagionali. «Il progetto mira alla residenzialità», dice il direttore di Istituzione veneziana, Andrea Zampieri, «e permette di riqualificare un immobile che altrimenti sarebbe stato destinato al degrado. Per questo si tratta di un’intesa meritevole». —
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