Caro estinto, guerra al racket

Alcune imprese accusano: «Lavorano sempre gli stessi»
Un funerale, la mesta cerimonia scatena anche forti appetiti economici
Un funerale, la mesta cerimonia scatena anche forti appetiti economici
 
Il racket dei funerali: aperto un fascicolo in Procura e già sentiti diversi titolari delle imprese di onoranze funebri. Indaga la Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Mastelloni. Una vecchia storia che puntualmente si ripropone e che questa volta vede coinvolti infermieri dell'ospedale dell'Angelo.
 L'indagine è cominciata da alcuni mesi e ha preso l'avvio dopo un esposto, dettagliato, depositato in Procura. In esso viene spiegato un malcostume che all'inizio aveva il sapore del fatto occasionale, ma che col passare del tempo ha assunto il valore di un vero e proprio racket: gli infermieri che lavorano all'interno dell'obitorio dell'ospedale dirotterebbero i famigliari dei morti alle imprese di onoranze funebri «amiche», per il funerale. Naturalmente si tratterebbe di un piacere pagato. Questa è l'accusa di chi ha presentato l'esposto, che dovrà essere dimostrata dalle indagini.  Chi ha deciso di sollevare il coperchio sulla vicenda ha spiegato come funzionano le cose in quell'obitorio, e come funzionavano prima in quello dell'Umberto I. In sostanza, viene spiegato, da tempo i dipendenti dell'ospedale ricevono la mancia per vestire i morti. «Mancia» che viene elargita dall'impresa delle pompe funebri che ha l'incarico di svolgere il funerale. Fino a qualche anno fa si trattava di cifre che variavano dai 25 ai 50 euro a salma. In realtà, sempre secondo chi ha deciso di rivolgersi alla magistratura, in cambio della «mancia» il dipendente dell'ospedale indirizzava i famigliari all'impresa amica, che poi acquisiva l'incarico di occuparsi del funerale. Se si considera che, mediamente, in un anno all'obitorio dell'ospedale di Mestre transitano mille morti, si capisce che in tasca ad alcuni dipendenti finiscono diverse migliaia di euro all'anno. Sta di fatto che ad un certo punto si rompe l'equilibrio tra le varie imprese di onoranze funebri della città. Alcune di queste decidono di non stare più al gioco e di non elargire la «mancia», diventata oramai un obbligo, ma pure perchè la gentilezza non portava a nulla. Infatti i funerali se li aggiudicavano i soliti tre o quattro impresari.  Chi alla fine ha detto basta al pagamento non avrebbe più lavorato all'interno dell'ospedale. Stanchi di vedere i propri affari danneggiati da un sistema che aveva assunto, secondo loro, il sapore del vero e proprio racket, gli impresari del «fronte del no» prima hanno sollevato la questione, rivolgendosi agli organi di stampa, e poi hanno chiesto aiuto alla magistratura. Da qui l'apertura del fascicolo da parte del dottor Carlo Mastelloni che ha affidato le indagini alla Guardia di Finanaza e in particolare alla compagnia di Mestre. Nella caserma di piazza Barche già diversi titolari di imprese che appartengono al «fronte del no» sono stati sentiti dagli investigatori. L'indagine, molto probabilmente, visto che a svolgerla è la Guardia di Finanza, avrà un aspetto patrimoniale. E da qui potrebbero arrivare delle sorprese.

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