Capriola in acqua: rischia la paralisi

E' ricoverato a Mestre. Il primario: «Ragazzi attenti, ne va della vita»
Franco Laterza primario del Pronto Soccorso
Franco Laterza primario del Pronto Soccorso
 JESOLO.
Capriola in acqua, rischia la paralisi un giovane di Cavallino Treporti. S.G. di 18 anni era in spiaggia vicino al Villaggio Marzotto, in via Altinate, con alcuni amici, quando si è tuffato in acqua per fare un tuffo. Ha tentato un'acrobazia troppo audace e ha colpito la sabbia con il viso sott'acqua procurandosi una lesione al midollo all'altezza della quinta vertebra cervicale. Gli amici sono accorsi non vedendolo riemergere e si sono accorti del gravissimo trauma. Non riusciva a muovere le gambe. L'allarme è scattato immediatamente e sul posto è intervenuto il personale del pronto soccorso che ha disposto il trasporto in elicottero all'ospedale di Mestre nel Centro Spinale e in terapia intensiva. La prognosi è riservata, anche se ieri nella mattinata ha iniziato a muovere le gambe e probabilmente riuscirà a recuperare.  Il primario del reparto di pronto soccorso Franco Laterza ha lanciato un monito: «Niente tuffi pericolosi o dai pontili, perché potreste compromettere la vostra vita per sempre». Ha organizzato una conferenza sulla pericolosità degli incidenti in spiaggia, facendo ascoltare addirittura una registrazione di una telefonata di emergenza per un fatto simile. «Ogni estate- spiega- il litorale veneziano accoglie la stragrande maggioranza dei turisti in arrivo in Veneto e l'Azienda ULSS 10 fornisce il pronto intervento nelle principali località balneari: Bibione, Caorle, Eraclea mare, Jesolo, 16 milioni di presenze. In Italia ogni anno circa 1.500 persone si fratturano la colonna vertebrale con conseguenza la paralisi. L'età media di chi subisce un grave trauma è tra i 10 e i 40 anni. Il danno al midollo spinale può essere improvviso, causato da incidenti che comprimono la spina dorsale e il midollo. Le cause più comuni sono incidenti stradali, sul lavoro, sportivi, ma soprattutto tuffi in fondali poco profondi. Gli incidenti da tuffo sono un fenomeno sconosciuto, eppure risultano essere la seconda causa di tetraplegia in Italia, dopo gli incidenti stradali. Spesso il trauma è grave, e il 69% dei ricoverati risulta in seguito essere tetraplegico. In Italia ogni estate 60 persone rischiano di rimanere a vita su una sedia a rotelle per un tuffo. «Negli ultimi 5 anni- conclude- si sono registrati nella sola Jesolo 10 casi di lesioni midollari gravi in giovani, causate da tuffi dal pontile».

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