Caorle, imprenditore fatto fallire vuole milioni di danni da Lignano

L’ex titolare di Ecoverde srl Diego Giro promuoverà un’azione legale per ottenere il risarcimento L’azienda effettuava la raccolta rifiuti nella città friulana ed era stata accusata di legami con la mafia
MION FGAVAGNIN CENTRO RACCOLTA RIFIUTI BASSA JESOLANA
MION FGAVAGNIN CENTRO RACCOLTA RIFIUTI BASSA JESOLANA

CAORLE. Fallimento Ecoverde Srl, l'imprenditore caorlotto Diego Giro promuoverà un'azione legale nei confronti del Comune di Lignano che lo ha fatto finire sul lastrico. Dopo la transazione per oltre un milione di euro tra Comune e curatore fallimentare, ora Giro ha tutte le intenzioni di chiedere i danni, in quanto la sua azienda è fallita per scelte dell’amministrazione friulana che ora sono state ritenute non corrette.

I fatti risalgono al 2004 quando, con regolare bando, la Ecoverde di Giro si era aggiudicata il servizio di raccolta e asporto dei rifiuti nel comune friulano. Un'avventura iniziata male, con illazioni e tentativi di sabotaggio, cercando di adombrare che nell'azienda di Caorle ci fosse odore di mafia. Era spuntato addirittura un falso ispettore Dia a diffondere certe informazioni, del tutto false, su un'azienda che era a gestione familiare, pur con una settantina di dipendenti. I passaggi successivi sono noti. La maggioranza a guida FI ha voluto un'azienda pubblica a gestire il servizio, con affidamento "in house" e per molti lustri. La rescissione del contratto con Ecoverde risale al 2006, ma Giro ha resistito con i suoi legali per circa 3 anni fino al fallimento nel 2009, con la nomina del curatore, il dottor Giovanni Zucchet. La transazione con il Comune di Lignano, per il fallimento di Ecoverde, si è concretizzata lo scorso luglio per oltre un milione di euro. Nel frattempo Diego Giro ha perso tutto e non ha ancora ricevuto niente in cambio dopo una simile vicenda che ha distrutto la sua azienda. Cosa farà adesso l'imprenditore di Caorle? Di certo non mollerà tanto facilmente. Ha sempre sostenuto e dimostrato di saper lavorare, di aver rispettato alla lettera un appalto che aveva vinto regolarmente. E ha sempre sostenuto di essere stato mandato via dalla politica. Per questo, dopo la transazione per il fallimento, sta valutando con i suoi avvocati eventuali azioni legali per chiedere un risarcimento che potrebbe essere milionario.

Tutto comincia nel 2004 quando il Comune affida alla ditta Ecoverde il servizio di raccolta dei rifiuti. Il rapporto s’incrina e nel 2006 l’amministrazione interrompe il rapporto, addebitando una serie di adempimenti alla ditta appaltatrice. Nel 2006 dopo la revoca dell’incarico, in piena stagione estiva, nella passaggio del servizio in capo ad altro affidatario, i cassonetti di proprietà della Ecoverde furono lasciati su tutto il territorio assieme a quelli della nuova affidataria, con grossi problemi di svuotamento dei primi. Nell’ottobre 2009 Ecoverde fallisce. Il Comune presenta allora domanda per l’insinuazione allo stato passivo per chiedere i danni alla ditta. Nel giudizio legato all’impugnazione della mancata ammissione allo stato passivo si costituisce anche il curatore fallimentare eccependo gli addebiti mossi dal Comune e chiedendo la somma di oltre un milione e 700mila euro, nonché l’ulteriore somma di 4 milioni e mezzo per l’anticipata interruzione dell’appalto. Alla fine si arriva ad una transazione di poco più di un milione di euro.

Giovanni Cagnassi

Carlo Mion

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