Camping espropriati, parte il ricorso al Tar
Jesolo. I clienti di Don Bosco e Bosco Pineta stanno pensando a una class action contro il Comune

COLUCCI - DINO TOMMASELLA - JESOLO - CAMPING PARK BON BOSCO
JESOLO. Ricorso al Tar contro l’esproprio dei camping Don Bosco e Bosco Pineta. E i clienti delle rispettive strutture adesso si sono rivolti a un legale per un’eventuale class action contro il Comune e i presunti abusi. La vicende dei due campeggi in via Vettor Pisani, uno dei quali, il Bosco Pineta, ancora chiuso dopo l’incendio del 2016, si complica. Il proprietario Renato Martignago si è rivolto all’avvocato del foro di Treviso Gabriele Maso che ha presentato ricorso al Tar contro i provvedimenti di acquisizione dei beni del Comune di Jesolo, un atto obbligato secondo l’amministrazione comunale.
«Il piano regolatore», spiega l’avvocato Maso, «stabilisce che quest’area sia adibita a campeggio, ovvero 3D e per questo sono state date le autorizzazioni alla società di Montebelluna. Il problema sorge con le case mobili che secondo il Comune non dovrebbero esserci, ma sono consentite dalla legge dello Stato e quella sul turismo della Regione. Ora, l’esproprio non è collegato all’incendio del 2016, per quello è aperto un procedimento nei confronti di ignoti. Non ci sono comunicazioni in cui si addebitano responsabilità penali al proprietario Renato Martignago. Nessun procedimento penale della Procura, nessun avviso di garanzia a suo carico. Per un simile incendio basta la disattenzione di qualcuno, e quindi non vi è un nesso causale tra la situazione del camping e incendio».
Martignano ha ricordato che da allora, da luglio dell’estate 2016, il Bosco Pineta è stato chiuso, che ha trasferito i clienti al Don Bosco con mille fatiche e sacrifici. Sottolinea che di fatto si vuole espropriare una struttura che è stata chiusa. «E per la quale», ricorda, «ci sono stati chiesti oneri per 700 mila euro quando è stato chiuso dopo l’incendio. Una pazzia. Se avessimo pagato quegli oneri forse non ci sarebbero stati problemi, ma come potevamo trovare le risorse in quella situazione. I clienti lo sanno, il Comune aveva fatto sempre i controlli negli anni passati. Nel capeggio c’era anche una persona assistita dai servizi sociali che al campeggio aveva trovato posto per vivere e gli veniva portato da mangiare».
I clienti sono disorientati. Hanno perso il loro posto al campeggio, stanno meditando un’azione di gruppo con l’avvocato Francesco Sernaglia: «Stiamo valutando il da farsi, sicuramente vi è un’intenzione da parte dei clienti di agire contro gli abusi del Comune».
(g.ca.)
Argomenti:campeggio. esproprio
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