Camorra nel Nordest, il doppio volto di Claudia fra patronato e Donadio

Al “Labor” di San Donà la Zennaro aiuta i lavoratori; secondo la Procura sarebbe stata anche l’amministratrice di fatto di una cooperativa riconducibile al boss

ERACLEA. Tra gli arrestati nell’operazione della Dda di Venezia c’è anche Claudia Zennaro, 39 anni di Noventa. Claudia lavora al patronato “Labor” di via Vanoni a San Donà e tanti si sono stupiti quando hanno visto il suo nome nell’elenco degli arresti. La sua immagine nel posto di lavoro è specchiata e anche chi ha avuto a che fare con lei lo conferma senza esitare. Sempre impegnata nell’aiutare i lavoratori per la richiesta della disoccupazione, piuttosto che la dichiarazione dei redditi e ogni documento fiscale necessario per le attività lavorative nel pubblico come nel privato.

Nella vita privata, sui social, emerge un’immagine più libera e disinvolta, di bella donna affascinante e piena di amici. Al punto che un giovane che si era rivolto a lei per motivi di lavoro al patronato di San Donà e residente nel basso Piave, sta cercando di sapere dove sia rinchiusa in carcere per scriverle una lettera e darle forza: «Non ho mai visto una responsabile di ufficio così preparata e gentile. Si faceva in quattro per aiutare la gente, anche la domenica rispondeva al telefono. Una persona davvero d’oro. Non riusciamo a capire cosa sia successo, sicuramente è stata tirata dentro da qualcuno. Vogliamo testimoniarle tutto il nostro affetto e fiducia. Anche ieri siamo arrivati in ufficio, ma era chiuso».

La risposta, per ora, la dà l’inchiesta: Claudia Zennaro è accusata a vario titolo e in concorso di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, perché tra il 2009 e il 2015 era, secondo la Procura, l’amministratrice di fatto di una società cooperativa riconducibile Luciano Donadio, incaricata delle scritture contabili, oltre che dell’emissioni di fatture.

Intanto, a Eraclea ieri mattina non si è visto quasi nessuno in piazza e lungo l’intreccio di strade del Paese. Nei bar, i pensionati si schermiscono: «Noi pensiamo alla nostra vita, queste cose non ci riguardano e non vogliamo si pensi che tutti a Eraclea siamo persone poco rispettabili». C’è la consapevolezza che una simile indagine, e con tanti nomi conosciuti coinvolti, possa rovinare l’immagine di Eraclea per sempre. Una cittadina che con il passare degli anni ha perso la sua vitalità. La sera non si vedeva da tempo più nessuno passeggiare. Solo un via vai in quel punto Snai in piazza Garibaldi, ora sotto sequestro e uno dei simboli di questa indagine arrivata addirittura a coinvolgere il Comune lasciando il segno. —

 

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