Callegari (Lega Nord): «Io non ho cacciato nessuno»

Il segretario replica alle accuse di Peschiuta: «Il suo destino deciso dalla sezione all'unanimità»
 «Io non ho cacciato nessuno. E' stata la sezione di Venezia, all'unanimità, a decretare la sospensione di Ernesto Peschiuta». Corrado Callegari, segretario provinciale della Lega Nord, si meraviglia del clamore suscitato dall'espulsione di Peschiuta e di altri 5 iscritti al Carroccio nella sede del centro storico. «Non stiamo certo parlando di livelli dirigenziali del partito» osserva Callegari. Si parla, infatti, di un militante «degradato» a semplice iscritti e di 5 iscritti a cui non è stata rinnovata la tessera. «Tutte decisioni interne alla sezione di Venezia, non vedo cosa c'entri il livello provinciale» si defila Callegari. Il quale, anzi, in passato si sarebbe dato da fare per consentire il rientro tra le fila del Carroccio del titolare della birreria Forst dopo che questi, negli anni Novanta, aveva «tradito» Umberto Bossi per seguire Fabrizio Comencini. Quanto a espulsioni, poi, o meglio a «decreti di sospensione», Peschiuta, a sentire alcuni dirigenti leghisti, sarebbe abituato, essendo stato cacciato in passato da due diversi segretari. Motivo? Avrebbe una certa renitenza a seguire le regole.  La versione di Peschiuta, già candidato, senza successo, a segretario di sezione a Venezia (incarico poi affidato a Ennio Radi), è ovviamente diversa. Sarebbe stato cacciato perchè dopo la sconfitta elettorale si è permesso di criticare il modo in cui Callegari gestiva il partito (stessa sorte riservata ad altri 5 iscritti). Oppure perchè in Regione aveva appoggiato Daniele Stival anzichè il segretario provinciale. Oppure perchè si era candidato per la sezione di Venezia contro il volere di Callegari. A testimonianza che nel partito di Bossi, quanto meno a livello veneziano, il dissenso interno sarebbe punito con la sanzione massima: l'espulsione.

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