Cacciari: «Il Mose progetto sbagliato, noi lo avevamo detto. Ma tutti sapevano»

Il filosofo, ex sindaco, dopo le accuse degli ingegneri sulla corrosione e la mancata manutenzione. «E il Pd tace»

VENEZIA. «Il Mose è un progetto sbagliato. Si sapeva, noi del Comune lo avevamo messo per iscritto, lo abbiamo detto in tutte le salse, non ci hanno ascoltato. Chi oggi finge di non saperlo mente per la gola. Adesso si tratta di gestire questa cosa, non so se sarà possibile. Tra qualche anno sul Mose forse ci andremo a pescare i peoci

Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia per 12 anni, è stato uno dei pochi politici a opporsi al Mose. Alla fine degli anni Novanta era andato di persona al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici a spiegare perché quel progetto non andava bene. Negli anni seguenti aveva inviato ai governi di Prodi e Berlusconi progetti alternativi e studi critici sul progetto delle dighe mobili.

Che dimostravano il rischio corrosione e gli altissimi costi della manutenzione. Parole profetiche. Perché in questi giorni i due consulenti metallurgici del provveditorato Susanna Ramundo e Giampaolo Paolucci si sono dimessi dal loro incarico. Con una durissima lettera di accuse: «La corrosione sott’acqua peggiora, e non si fa nulla».

Professor Cacciari, sulle strutture sott’acqua del Mose emerge una verità preoccupante.

«Ma si sapeva! Lo avevamo detto, messo per iscritto. Si vadano a vedere i nostri studi, le ragioni per cui ci eravamo opposti in Comitatone. Non si sapeva ancora che tutti rubavano, e noi non siamo poliziotti. Ma si sapeva che era un progetto sbagliato».

Perché?

«Perché anche se funziona per farlo funzionare bisogna spendere decine di milioni di euro ogni anno».

Allora non si era capito.

«Come no..!?! Lo hanno sempre saputo tutti, era palese! Gli industriali, la stampa, a parte qualche singolo, la Regione, Zaia, Brugnaro. Chi oggi si stupisce mente».

Ci sarà qualche responsabile.

«Beh, qualcuno ha pagato, la magistratura ha scoperto una parte di queste ruberie. Quelli che ci sono oggi, poverini, si trovano a gestire qualcosa che non è gestibile. La situazione peggiora. Noi avevamo detto che la cosa ingestibile sarebbe stata la manutenzione. E ci eravamo anche tenuti bassi. Oggi si parla di 100 milioni l’anno. E chi te li dà?»

Situazione drammatica. Che si fa?

«Che si fa... E cosa vuoi fare..? Questo è. Un po’ alla volta si dimenticheranno della grande opera e la lasceranno lì, ci andremo a pescare i peoci».

Ma in autunno ha funzionato anche con acqua alta.

«È venuto su, certo. È il principio di Archimede. Ma voglio vedere quando ci saranno le condizioni estreme, come il 1966 o il 12 novembre 2019. Bisognerà sperare, e toccarsi ogni volta che lo tirano su...».

Il progetto del Mose è stato approvato da tutti.

«Sappiamo benissimo perché... La magistratura poi lo ha scoperto».

Alcuni pezzi sono stati realizzati con materiali scadenti, diversi da quelli di progetto. Bisognerà sostituirli.

«Sì e come fai? Non è possibile».

Allora?

«Bisogna gestire la cosa. Limitare i danni. E sperare in Gesù Cristo per farlo risorgere il Mose. Il progetto è sbagliato, amici. E noi lo avevamo detto».

La manutenzione?

«Bisognerebbe arruolare un esercito di sommozzatori perché vadano sotto e puliscano ogni volta che le paratoie si alzano e si abbassano. Costerà una follia».

Gli esperti del ministero si sono dimessi lanciando accuse durissime.

«Hanno fato benissimo. Ma oltre a dire questo devono indicare una soluzione. Devono dire: fermate i lavori, buttate via tutto, oppure riparate qua e là...».

Dicono che nessuno li ha ascoltati

«Questo è gravissimo».

È un po’ assordante anche il silenzio della politica, di fronte a fati così gravi

«Fanno finta di non sapere sperando di ricavare qualche piccolo vantaggio».

Destra e anche sinistra.

«Quello che stupisce è vedere il silenzio del Pd. Invece di rivendicare con orgoglio il fatto che loro con il sottoscritto erano stati gli unici a suo tempo a opporsi a quel progetto».

Che vuol dire?

«Dico che a suo tempo il Partito democratico e il Comune guidato dal sottoscritto erano stati gli unici a denunciare quello che non andava, anche contro il governo nazionale. Oggi invece di dire quelle cose stanno zitti. Il Pd veneziano non parla. Forse non vuole disturbare il manovratore per avere un posticino nella futura Agenzia della laguna. Tacciono, forse nella speranza di avere qualche straccio di ricompensa. È una vergogna». —

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