Brugnaro, sindaco in controluce visto da Cipriani e don Fornezza: «Sarebbe un buon vescovo»

Il trimestrale Giganti (del basket) dedica al primo cittadino di Venezia 84 pagine fra business, sport e molta vita privata: «Degli affari non so più nulla» 
Luigi Brugnaro in un ritratto da bambino e oggi
Luigi Brugnaro in un ritratto da bambino e oggi

VENEZIA. «Venezia può essere modello nazionale e Marghera è la sua grande risorsa, centro dell’economia dell’area metropolitana», polo che deve attrarre «investimenti per una industria compatibile». Conferma la richiesta all’Unesco di portare a Venezia la sede di una agenzia «sul cambiamento climatico» e ribadisce l’idea, mai sopita, di allargare la città metropolitana ben oltre Padova e Treviso, coinvolgendo Vicenza, Rovigo, Belluno e Pordenone per un «unicum sociale economico e relazionale» dalle Dolomiti alla laguna passando per le vigne del Prosecco. Rivendica la attenzione ad un «ambientalismo progressista» con la industria green a Porto Marghera.

Di chi stiamo parlando?

Ma di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e della Città metropolitana, politico del centrodestra, imprenditore e patron della Reyer.

Protagonista in edicola di una monografia di 84 pagine che ne raccontano storia, successi, progetti nella prima uscita della testata “Giganti”, che nasce nel solco dei “Giganti del basket” .

Le polemiche veneziane, gli scontri con le opposizioni, i comitati del “No”, i sindacati (dalla idea di fare il palazzetto ai Pili all’ultima decisione di tenere i musei chiusi) paiono lontanissime. E invece sono una costante.

Brugnaro, dal carattere spigoloso e diretto, spinge sul rilancio: apre alle collaborazioni per le celebrazioni dei 1.600 anni di Venezia. Ricorda le fatiche del Mose. Punta sul lavoro e una visione industriale attenta all’ambiente. Esempi, dice, sono la collaborazione con Eni e l’investimento di Veritas nel nuovo inceneritore che nasce dopo la scelta (giusta) di eliminare il carbone nella centrale Enel Palladio. «Un impianto che sarà moderno, con filtri adeguati e sistemi di controllo avanzati». Si attendono oggi le reazioni dei contrari.

Claudio Cerasa, direttore de “Il Foglio” lo definisce “sindaco del terzo millennio”, un «politico non politico» contro «gli istinti anti-casta». E lo vede bene in un partito del futuro, che va oltre i vecchi recinti della politica. Dan Peterson lo loda per il suo investimento nel basket. Arrigo Cipriani (che nel 2015 votò per Casson) lo invita a scommettere su una tassa, come a New York o a Dubai, sulle transazioni commerciali in città per finanziare la ripresa post pandemia di Venezia. Don Fornezza dice che sarebbe «un buon vescovo e andrebbe d’accordo con Papa Francesco».

Ci sta il Brugnaro privato: la foto di lui bambinetto; la compagnia di amici con cui, quindicenne, girava in Vespa. Poi c’è la gioventù ribelle negli ambienti di sinistra. Fu tra i fondatori di Radio Cooperativa, ma rivendicava il suo spirito critico. E oggi si vanta di non avere tessere.

Ci sta lo spazio dell’amore, quello per la moglie Stefania, per i figli, e per i suoi genitori: il padre poeta operaio Ferruccio, tradotto in tutto il mondo, e mamma Maria, insegnante. Brugnaro da ragazzino andava a suonare i campanelli per offrirsi per lavoretti. E fa emergere l’orgoglio del ragazzo di periferia. Oggi il gruppo Umana fattura 720 milioni l’anno. Ma lui avverte: «Degli affari della azienda non so più nulla». —

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