Braccati con l’elicottero, banditi presi

Ale 20.55 la rapina, alle 21.40 l’arresto. È durata 45 minuti la fuga dei cinque rapinatori che, lunedì sera, hanno fatto irruzione nella sede della Tupperware in via dell’Industria a Ponzano portando via 20.000 euro, l’incasso del giorno. Sono il campano Giuseppe Scelzo, 34 anni, ed i siciliani Salvatore Girgenti, 36 anni, Antonino Salerno, 29 anni, Maurizio Caponetto, 39 anni, e Carmelo Signorelli, 43 anni, tutti residenti tra Spinea e Mestre. Le accuse nei loro confronti sono rapina aggravata in concorso, porto abusivo d’armi e ricettazione dell’auto rubata usata per la fuga.
Il colpo. Sono le 20.55 quando un commando di cinque rapinatori arriva a bordo di una Panda bianca nel piazzale dell’azienda che produce contenitori in plastica per alimenti. Uno rimane in auto per fare da palo mentre gli altri quattro, a volto coperto da un passamontagna, scendono e di corsa entrano nell’azienda, dirigendosi verso gli uffici. Qui trovano tre donne, tutte dipendenti: la contabile di 41 anni, una rappresentante di 33 che sta versando l’incasso della giornata e un’altra venditrice di 29 anni che sta compilando alcuni moduli. Quest’ultima viene presa momentaneamente in ostaggio per convincere la contabile a dare l’incasso.
L’aggressione. Nel frattempo, un dipendente dell’Usl 9, che si trova al piano superiore, dove ha portato la compagna ad un corso di aggiornamento di rappresentanti della Tupperware, sente le grida delle donne e scende per vedere cosa succede.
Quando vede i banditi, l’uomo cerca di opporsi, ma viene colpito alla testa con il calcio della pistola da uno dei rapinatori. Il tutto dura poco più di un minuto. Alla fine i rapinatori fuggono con quasi 20.000 euro a bordo della Panda bianca, rubata il 5 aprile a Casale sul Sile. I banditi si dirigono verso il cimitero di Villorba dove fanno il cambio con le auto “pulite”, una Punto azzurra ed una Mercedes Classe A grigia.
La fuga. Le auto percorrono un tratto di strada assieme. Poi si dividono per non dare troppo nell’occhio. Sulla Punto azzurra ci sono Girgenti e Salerno mentre nella Mercedes Signorelli, Scelzo e Caponetto. Le auto dei rapinatori in fuga puntano entrambe verso l’autostrada.
Caccia all’uomo. Il vantaggio dei banditi è esiguo e sulla loro cattura influiscono due importanti fattori. L’allarme rapina scatta praticamente in contemporanea al colpo. Inoltre, da giorni i carabinieri hanno istituito un assetto anti-rapina notturno in modo da coprire ogni zona della Marca. Il caso vuole che in zona vi siano già diverse pattuglie dell’Arma che intercettano due automobili in fuga. Dall’alto il velivolo del nucleo elicotteri segue la via di fuga dei rapinatori.
La cattura. Oramai i banditi sono in trappola. A fare più strada è la Mercedes con a bordo tre rapinatori che viene bloccata dai carabinieri e dagli agenti della Polstrada veneziana in via Caravaggio a Mestre. La Punto azzurra fa meno strada e viene bloccata nei pressi del casello di Treviso sud. Nessuno dei banditi oppone resistenza.
In un’auto viene trovata l’arma usata per la rapina, una Smith&Wesson, mentre nell’altra viene rinvenuta la busta con il bottino: 20.000 euro in contanti. La busta era stata nascosta in un piccolo vano ricavato sotto il tappetino del passeggero.
I cinque vengono ammanettati e portati nel carcere di Santa Bona a Treviso. Le accuse nei loro confronti spaziano dalla rapina aggravata in concorso, alle lesioni personali, dal porto abusivo d’arma alla ricettazione dell’auto usata per compiere la rapina.
Nella giornata di oggi è prevista l’udienza di convalida dell’arresto dei rapinatori (difesi dall’avvocato Mauro Serpico) davanti al giudice delle indagini preliminari Umberto Donà. Il pubblico ministero Gabriella Cama è pronta a chiedere la convalida dell’arresto e la conferma del carcere per i cinque malviventi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia