Botter e Tenuta S. Margherita le due “fabbriche” del vino

PRAMAGGIORE. Il vino non è solo un piacere da gustare a tavola. Ma rappresenta anche una fetta importante della nostra economia e dell’export italiano. Lo dimostra la classifica relativa al fatturato e al valore aggiunto delle imprese vinicole italiane, stilata sulla base del rapporto Mediobanca. In base alla graduatoria, elaborata sui dati di fatturato del 2017, sono 32 le aziende vinicole italiane con oltre 50 milioni di fatturato. Tra queste, figurano anche imprese e marchi attivi nel Veneziano. E’ il caso del Gruppo Santa Margherita, che ha la sua base principale a Fossalta di Portogruaro. Oppure della Casa vinicola Botter di Fossalta di Piave. Entrambe stanno nella parte alta della graduatoria, nella top ten dei maggiori produttori italiani. Più in basso nella graduatoria troviamo anche il marchio Vivo Cantine-Cantine Viticoltori Veneto Orientale, che comprende realtà sia del Veneziano che del Trevigiano. La leadership della classifica, dal punto di vista del fatturato, spetta all’Emilia-Romagna, con i vertici occupati dalla reggiana Cantine Riunite & Civ (oltre 600 milioni) e dalla romagnola Caviro, legata al celebre Tavernello. Al terzo posto il marchio Antinori, cui spetta la leadership dal punto di vista del valore aggiunto. Segno positivo anche per la Casa vinicola Botter, con un giro d’affari di circa 180 milioni e che esporta nel mondo il 96% della sua produzione. Subito dietro nella graduatoria, con un giro d’affari di 170 milioni, c’è il Gruppo Santa Margherita che, basato a Fossalta di Portogruaro, possiede brand di primo piano in tutta Italia. Per il gruppo Vivo Cantine, nel 2017, vi era invece un giro d’affari di circa 85 milioni. Nella classifica figurano poi molti brand veneti, tra cui il rientro di Mionetto, azienda di Valdobbiadene, e l'ingresso della veronese Pasqua. —
G.Mo.
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