Bonifiche fantasma in laguna prosciolta Maria Teresa Brotto

Non doversi procedere per essere l’azione penale improcedibile. Così ha deciso la presidente dell’ottava sezione penale del tribunale di Roma, Paola Roja, per Maria Teresa Brotto, braccio destro di Mazzacurati e ad di Thetis, finita nel processo per le presunte bonifiche fantasma nella laguna di Grado e Marano, in Friuli.

Il collegio dei giudici romani ha pronunciato la stessa sentenza anche per Gianni Menchini e Marta Plazzotta, rispettivamente ex commissario delegato (dal 2009 al 2012, quando la struttura fu sciolta a seguito dell’inchiesta) e direttrice dell’Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale) di Udine, oltre che per Guido Zanovello dello studio Altieri di Thiene. Secondo i giudici romani, il processo nella capitale per le presunte truffe nelle bonifiche della laguna di Marano e Grado non avrebbe dovuto neppure cominciare. Il caso era stato chiuso già nel 2013 con l’archiviazione del gip di Udine, e soltanto a lui competeva l’eventuale via libera alla riapertura. La Procura friulana, invece, aveva trasferito il fascicolo per competenza territoriale ai colleghi della capitale e qui le imputazioni erano ripartite dal punto in cui erano state interrotte. E ora approdate ad un nulla di fatto. Per altri imputati il tribunale collegiale ha dichiarato l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione, altri sono stati assolti perché il fatto non sussiste.

Nel procedimento romano era finito anche Giovanni Mazzacurati, ma all’inizio del 2018 il gup ne aveva disposto il proscioglimento “per irreversibile incapacità di partecipare coscientemente al processo”. L’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova è affetto da una grave demenza che gli aveva già impedito di testimoniare al maxi processo per la corruzione del Mose. —

Ru.B.

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