Bimbo nasce morto, madre avvia causa

Chioggia. Il fatto risale all’agosto 2012 e la perizia della Procura ha evidenziato negligenza e imprudenza del ginecologo
Di Rubina Bon

CHIOGGIA. La gioia coltivata per otto mesi per quella creatura - un maschietto - che stava crescendo in grembo. Poi, d’improvviso, la tragedia. Il piccolo nasce morto dopo che, 16 giorni prima, il ginecologo aveva rilevato che la circonferenza addominale del feto era anomala. Un dramma enorme, reso forse ancora più grande tenuto conto che la futura mamma, una ragazza chioggiotta, aveva solamente 16 anni. Era il 18 agosto 2012. Da allora la ragazza vive quotidianamente gli strascichi psicologici ed emotivi di quella tragedia. E ha deciso di avere giustizia chiedendo un maxi risarcimento: 400mila euro.

Difesa dall’avvocato Matteo Mion del Foro di Padova, assieme alla “Patavium srl”, ha avviato un procedimento in sede civile per colpa medica citando l’allora Usl 14 di Chioggia (oggi Usl 3 Serenissima) e il Poliambulatorio Salus srl di Chioggia dove visita il ginecologo Marco Armani, che ha seguito la futura mamma.

L’avvocato Mion ha presentato un ricorso per l’espletamento di una consulenza tecnica d’ufficio ai fini della composizione della lite. Il tribunale ha affidato l’incarico al medico legale Antonello Cirnelli e al ginecologo Andrea Bianciotto (consulenti di parte per la ragazza il medico legale Mirella Libero e la ginecologa Tulliola Fede) che hanno depositato la relazione nei giorni scorsi. Nel documento, gli specialisti ricostruiscono la gravidanza che fino al terzo trimestre era risultata regolare. L’ultimo controllo ecografico, il 2 agosto 2012, effettuato dal ginecologo Armani, aveva evidenziato che la circonferenza addominale del feto era in ritardo sul periodo di gestazione.

Proprio per questo, come riportato nella consulenza, «la prescrizione di un controllo entro 7-10 giorni con ecoflussimetria sarebbe stato corretto. A tale controllo ravvicinato avrebbe certamente potuto far seguito l’evidenza di una situazione di incombente pericolo per il feto e quindi la necessità di un taglio cesareo». La ragazza ha riferito ai periti che, dopo il controllo del 2 agosto, il ginecologo le aveva dato appuntamento per il 19 del mese. Il medico, in una memoria inserita nella consulenza, afferma tuttavia di aver dato informazioni alla ragazza e ai suoi genitori per i successivi controlli ostetrici entro 7-10 giorni dal 2 agosto. Ma nella certificazione sanitaria, questa prescrizione non risulta.

Il 18 agosto la sedicenne si era sentita male. Tre ore dopo il ricovero era nato spontaneamente il suo bimbo. Era morto in utero - verosimilmente 36-48 ore prima - alla 34esima settimana di gravidanza. «L’ipotesi secondo cui il feto non sarebbe morto, ove il controllo successivo alla visita del 2 agosto fosse stato eseguito nei tempi indicati, seppur non asservibile in termini di certezza, risulta comunque formulabile», si legge nella relazione. E ancora: «Ipotizzando che la prescrizione del controllo entro 7-10 giorni non sia stata fornita dal dottor Armani, risulterebbero certamente ravvisabili nell’operato di detto sanitario profili di colpa omissiva per negligenza e imprudenza», riporta la perizia che, riconoscendo l’errore medico, stima che lo stesso errore abbia influito per il 40% sull’esito della vicenda. «Abbiamo inviato varie comunicazioni alle due realtà per avviare le trattative per il risarcimento del danno, ma finora da parte loro solo silenzio», chiarisce l’avvocato Mion, «Siamo pronti a intentare la causa civile».

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