Biennale d'arte, il Padiglione Venezia salvato dalle sponsorizzazioni di Luis Vitton e Arzanà Navi
Le due aziende pagheranno i lavori di restauro. Lavori conclusi in un mese e mezzo, inaugurazione il 4 giugno con una mostra di Fabrizio Plessi

Un’immagine del padiglione Venezia ai Giardini della Biennale
VENEZIA. La moda e gli yacht salveranno il Padiglione Venezia, gli toglieranno il velo del tempo e lo restituiranno alla città bianco, nobile e delicato com'era stato in origine, ottant'anni fa. Un mese e mezzo di lavori e la struttura sarà infine inaugurata il 4 giugno giugno, nella settimana rovente della Biennale d'Arti visive, con una mostra di Fabrizio Plessi. L'iniziativa, realizzata dal Fondaco grazie al finanziamento congiunto di Louis Vuitton e Arzanà Navi, è di quelle che fanno molto bene alla città perchè portano denaro lì dove ce ne sono sempre meno mettendo tutti d'accordo, amministrazione comunale, Biennale e mecenati.
Per il Padiglione Venezia, collocato tra quello della Polonia e quello della Svizzera, è la possibilità di una seconda vita grazie al finanziamento (quanto, non è dato di sapere) che Vuitton e Arzanà hanno messo insieme. In poche settimane sarà rovesciato come un calzino: parte lapidea, copertura, impianti, opere murarie e via verso l'apertura con la mostra di Plessi «Mari verticali» che più azzeccata di così non si poteva. Meno soddisfatto un gruppetto di artisti veneziani che ha contestato il sindaco in conferenza stampa chiedendo di essere inclusi tra i futuri ospiti del Padiglione che avrà una vita propria alla pari degli altri padiglioni con un commissario (Madile Gambier) e un curatore (Renzo Dubbini).
«E' un segno di venezianità - ha spiegato il sindaco Giorgio Orsoni nel giorno (non felicissimo) del primo anniversario della sua giunta - che dava e darà il segno dell'importanza della presenza della città nell'ambito di una rassegna sempre più internazionale». Doverosi ringraziamenti a Enrico Bressan del Fondaco, che ha saputo tessere il filo dell'intesa e che, come ha spiegato Orsoni «sta insegnando un metodo, che è quello del coinvolgimento». In questo caso, sono stati riuniti intorno allo stesso tavolo il vice presidente di Vuitton, Pietro Beccari, (nella sala degli Stucchi a Ca' Farsetti c'erano anche Antoine Arnault, figlio di Bernard, presidente e amministratore delegato del gruppo Lvmh e Benoit De Crane d'Haesselaer, direttore generale di Louis Vuitton Italia) e il presidente di Arzanà Navi Alberto Peruzzo.
Il primo sempre più coinvolto in laguna e dintorni, con la manifattura delle calzature a Fiesso, il restauro della pala di San Salvador e l'apertura dell'immensa boutique al posto della Mondadori l'anno prossimo. Il secondo ben saldo nel territorio, con un cantiere di yacht a Marghera che dà lavoro a una sessantina di dipendenti. Dall'assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Maggioni l'auspicio, infine, che questo importante rapporto di collaborazione di cui Venezia ha sempre più necessità si rafforzi sempre più.
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