Bici in affitto flop a Mestre. Il crollo di utenti impone un cambio dopo dieci anni

Le settanta bici a disposizione sono usate solo da 160 persone. La Mobilità studia l’uso di nuovi sistemi, più semplici
Viale Ancona Venice in Bike - Servizio Bike Sharing venezia Mestre, 05/03/2020 Foto A. Gilardi/Ag. Lorenzo Pòrcile
Viale Ancona Venice in Bike - Servizio Bike Sharing venezia Mestre, 05/03/2020 Foto A. Gilardi/Ag. Lorenzo Pòrcile

MESTRE. Bike sharing, ovvero la bici pubblica da prendere in affitto, a Mestre è una realtà da dieci anni. Ma gli utilizzatori sono in calo e la situazione impone di cambiare strategia.

Lo prevede anche il Piano urbano della mobilità sostenibile: i dati confermano che l’attuale sistema oramai segna il passo. Settanta biciclette, 19 stazioni. Nessun mezzo elettrico o a pedalata assistita. E soprattutto un numero di utenti che nel 2019 è arrivato a 286 (solo 160 attivi con regolarità) su 413 iscritti al servizio.

Numeri troppo esigui per Mestre. A Milano le bici di questo tipo sono 8 mila. A Padova 600 , a Ferrara 200.

I limiti, segnalati dagli stessi utilizzatori, sono vari: c’è chi ha perso la possibilità di abbonarsi visto che risulta sul software di gestione del servizio come un utente che non ha mai riconsegnato la bici alla ciclostazione. Ci sono problemi di rapporto tra i dati del sistema di controllo del portale di “Bici in città”: vari utenti raccontano che il sito indicava un numero di cicli liberi ad una determinata ciclostazione ma una volta arrivati sul posto non c’è un mezzo libero. Altri segnalano la difficoltà di usare un sistema ad abbonamento annuale per usare la bici magari solo per un periodo limitato di tempo. E infatti turisti e visitatori temporanei della città non sono affatto facilitati nell’uso di questi mezzi. Insomma dopo dieci anni di onorato servizio, e anche tanti problemi (come non dimenticare nel 2014-2015 la raffica di mezzi danneggiati o rubati che aveva messo letteralmente fuori uso il sistema) è tempo di cambiare. Anche perché gli esperti di mobilità sostenibile, nei loro ultimi rapporti nazionali, dicono che il settore è in crescita. Dalle 14 mila bici in affitto del 2015 si è arrivati alle quasi 36mila del 2018, con cui sono stati effettuati 15 milioni di spostamenti. Il 2017 è stato l’anno dell’impennata con l’avvento del “free floating”. A Mestre e al Lido le bici in affitto sono invece ancora con il sistema “station based”, ovvero rastrelliere fisse dove le bici si monitorano via sito internet. E utilizzabili con abbonamento.

Le “free floating” sono invece individuate via App che funziona su telefonino, con la geolocalizzazione, e possono essere lasciate all’interno di aree predefinite.

Le città con un servizio a flusso libero sono Milano, Torino, Bergamo, Mantova, Padova, Ferrara, Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Pesaro e Roma, per un totale di circa 22mila bici con cui circolare. A Mestre ora gli uffici della Mobilità pensare di seguire l’esempio: «Un servizio senza struttura fisiche, con metodo basato sul Gps, nel quale le biciclette con un sistema di blocco e sblocco attraverso App possono essere prelevate e rilasciate all’interno di un’area predefinita», si legge nel Pums, «potrebbe portare un deciso incremento degli spostamenti in bicicletta».Del resto oggi la città ha percorsi ciclabili anche continui e spazi per la sosta che sono distribuiti e che quindi possono diventare comodi per l’utilizzatore. In città oggi il sistema prevede che per usare queste bici serva fare un abbonamento annuale presso Avm (costo 20 euro più 5 euro di primo credito) utilizzando la tessera Venezia Unica. La prima ora di utilizzo risulta gratuita; la seconda costa un euro e le successive 2 euro. Altrove ci sono formule più snelle ma che costano un pochino di più: a Milano si può fare un abbonamento giornaliero a 4.50 euro o settimanale a 9 euro. A Bologna con il Mobike si può prendere, con pagamenti via telefonino (usando la apposita App) anche una bici elettrica di ultimo tipo. Trenta minuti di corsa costano 2 euro. —


 

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