«Bestemmia in duomo per una scommessa»

MIRANO. La bestemmia in duomo durante la messa di Natale? Era una scommessa. Così si è giustificato il ragazzo che la notte di Natale ha bestemmiato durante la funzione solenne, fuggendo poi con altri coetanei dalla porta principale della chiesa. Il ragazzo è poi stato subito ripreso da un giovane, che l’ha accompagnato in sacrestia, dove a fine messa ha avuto un faccia a faccia con il parroco. Monsignor Lino Regazzo, che aveva appena finito di celebrare messa, ha voluto capire le motivazione del suo gesto, ragionare assieme sui motivi della provocazione.
«Mi interessava più richiamarlo che condannarlo», ha detto l’arciprete, «di fronte a episodi come questo sono necessarie azioni educative e atteggiamenti positivi, per evitare emulazioni e stimolare invece la riflessione. Cerchiamo di andare oltre lo scandalo».
Un episodio che ha avuto molto risalto nei giorni dopo Natale in città. Diversi fedeli presenti in chiesa si erano detti indignati per il gesto sacrilego, simile a uno capitato, nelle stesse circostanze, lo scorso anno, sempre alla messa di mezzanotte di Natale.
Ma don Lino ha voluto andare oltre, spiegando il suo gesto di perdono e accoglienza ai parrocchiani, sul foglietto parrocchiale: «Il fatto di per sè è grave, perché offende un Dio che ci ama oltre misura, facendosi prossimo a noi. È grave anche perché offende noi cristiani e tutta una comunità. Tuttavia è curioso che nella nostra società occidentale che si dice così aperta e tollerante capitino queste cose. Non dobbiamo lasciarci prendere da una indignazione ipocrita: ci irritiamo e stupiamo per questa bestemmia? E le altre che vengono continuamente pronunciate nei bar, in piazza, nei luoghi di lavoro, nei campi sportivi e in famiglia? Bestemmiano un dio diverso quelle, tanto che allora possono essere permesse? Oppure semplicemente possono essere tollerate perché pronunciate in ambienti profani e in situazioni non religiose?».
Continua poi la riflessione, condivisa anche con il vicario don Flavio Schiavon: «È bene non ridurre la cosa a un discorso di buona educazione e neanche focalizzarci solo sul fatto che la bestemmia sia stata pronunciata in chiesa e nella notte di Natale. In chiesa o fuori ha la stessa gravità, anche perché altrimenti ci potremmo persuadere che in chiesa ci si comporta in un certo modo, dando a Dio quel che è di Dio e poi fuori ci sia tutto permesso». (f.d.g.)
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