Bennato in concerto a La Nave de Vero: pronto a salpare, con rabbia

MESTRE. Edoardo Bennato sarà questa sera alla Nave de Vero di Marghera, e presenterà dal vivo il suo ultimo album “Pronti a salpare”, assieme a una carrellata dei suoi grandi successi. L’ingresso è libero.
Bennato, il suo ultimo album si è fatto attendere cinque anni rispetto al cd precedente.
«Su YouTube c’è un clip del 2012 in cui annunciavo il titolo del nuovo disco, “Pronti a salpare”. C’è voluto tanto tempo perché attualmente c’è molta diffidenza verso uno come me: come successe ai tempi del mio primo disco, “Non farti cadere le braccia” del 1973, i media non mi supportano».
“Non farti cadere le braccia” all’inizio non fu capito proprio dalla sua casa discografica.«Quando io feci “Non farti cadere le braccia” pensavo di essere arrivato perché era un disco rivoluzionario con canzoni importanti, e arrangiamenti orchestrali pregevoli in cui l’orchestra era usata in modo ritmico come mai era stato fatto prima. L’allora direttore della Ricordi mi chiamò e mi disse: “Questo disco non va bene, quelli della Rai hanno detto che la tua canzone è sgradevole, per cui fai quello che vuoi, fai architettura, laureati e levati dai piedi”».
Ma lei reagì.
«Mi piazzai in un posto strategico a Roma con la chitarra, l’armonica, il kazoo e il tamburello e feci “Ma che bella città”, “Uno buono” e “Arrivano i buoni” con cui annunciavo un po’ il punk, evitando di cantare le “canzonacce” di “Non farti cadere le braccia”. Passarono i giornalisti e mi mandarono a Civitanova Marche e di lì l’intellighenzia della cultura, della musica e della politica mi dette la patente. Allora cominciai a fare tutti i festival in giro facendo sempre quei pezzi là e diventai un mito. Il secondo album, “I buoni e i cattivi”, ebbe un enorme successo e allora tutti andarono a comprarsi “Non farti cadere le braccia”».
Il suo nuovo album si apre con “Pronti a salpare”, canzone che parla dei migranti ed è dedicata a Fabrizio De Andrè.
«La canzone ha vinto la XIV edizione del premio di Amnesty International Italia».
In questo brano lei torna a citare Raffaele Cascone, come in “Venderò”.
«Raffaele Cascone, giornalista musicale, negli anni Settanta trasmetteva con Carlo Massarini che aveva un linguaggio radiofonico molto interessante e molto rock. Così, come in “Venderò” in cui Raffaele dice: “Stai attento perché ti fanno fuori dal gioco se non hai niente da offrire al mercato”. Adesso dice altre cose che riguardano i migranti e i disperati».
Con “La mia città” torna invece a parlare di Napoli. «Nella canzone dico: “E domani chi lo sa, vedrai che cambierà magari, sarà vero ma non cambierà mai niente se ci credo solo io”. Mentre stiamo parlando, Napoli sta battendo tutti i record di morti ammazzati per le strade. Nel corso del 2015 ne hanno ammazzati 50. Adesso a metà 2016 siamo già a 45. Stiamo raggiungendo i livelli di Acapulco, Caracas e dell’Honduras. Questi dati però vengono nascosti dal regime attuale. L’Italia è soggetta ai regimi, da Mussolini a Craxi, da Berlusconi al Pd, perché è geneticamente malata».
Lei è uno dei più importanti cantautori italiani ma non si sente riconosciuto.
«C'è un programma di Rai3, “Correva l’anno” che ha realizzato la trasmissione “Tra emozioni e ribellioni: la musica negli anni Settanta”. Si parla dei cantautori, di De Gregori, di Guccini, di Battiato, di Venditti, di Baglioni, di Cocciante, dei Pooh, di tutti, mentre Bennato non è nemmeno menzionato. Una cosa che mi ricorda quando in “1984” di Orwell si cambiavano i libri e i giornali».
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