Barchino affondato, la relazione dei vigili: «In troppi a bordo»
«L’incidente è avvenuto a seguito di imbarco eccessivo di passeggeri, con conseguente imbarco improvviso d’acqua e repentino affondamento dell’unità con sette passeggeri che ne escono illesi»....
«L’incidente è avvenuto a seguito di imbarco eccessivo di passeggeri, con conseguente imbarco improvviso d’acqua e repentino affondamento dell’unità con sette passeggeri che ne escono illesi». Scrivono così gli agenti della polizia locale nella relazione depositata in Procura, all’attenzione della pubblico ministero Lucia D’Alessandro, sull’incidente nautico avvenuto poco dopo la mezzanotte dell’8 dicembre scorso, quando un “cofano” modificato con una cabina in legno, con a bordo sette ragazzi che avevano trascorso la serata al Befed di Mestre, era affondato sull’Osellino. Il gruppo di amici si era diviso su quattro barche. Due che erano partite a gran velocità, le altre due che erano rimaste indietro. Una di queste era stata quella che era affondata. Il ragazzo alla guida era riuscito a tirare fuori dalla cabina gli amici che erano seduti dentro. Il barchino subito dietro aveva messo in salvo i giovanissimi. Nel frattempo i ragazzi dei primi due barchini - che in venti minuti erano arrivati dal Befed a Rialto - erano stati chiamati al cellulare ed erano tornati sull’Osellino, dove trovano i vigili. Uno dei due, senza targa sulla barca, aveva fornito le generalità e poi era scappato: gli agenti lo ritroveranno tre ore dopo in ospedale, ferito e ancora ubriaco tre volte oltre il limite. L’altro, invece, aveva dato i documenti e tutto era risultato in regola.
Scrivono i vigili nella relazione che «Il natante affondato non risultava riportare danni evidenti. Rimesso in galleggio dai vigili del fuoco, non sembrava avere niente di anomalo». Le quattro imbarcazioni con i relativi motori erano state nell’immediatezza poste sotto sequestro. Nei giorni scorsi l’avvocato Federico Guerriero ha ottenuto dal tribunale del Riesame il dissequestro del “cofano” e del motore del suo assistito, ovvero il ragazzo che è tornato indietro dopo il naufragio, fornendo tutti i dati agli agenti e restando in zona. La tesi sostenuta dal legale è che non ci fosse alcuna motivazione nel procedere al sequestro del barchino del suo assistito, che non era presente al momento dell’incidente, né erano stati indicati gli accertamenti che l’autorità giudiziaria voleva compiere sull’imbarcazione. Il Riesame ha accolto la tesi difensiva, disponendo il dissequestro del “cofano” in attesa della prosecuzione delle indagini.
(ru.b.)
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