Barca a Marghera «Il Pd cambi rotta e torni nel territorio»

Teatro gremito per l’ex ministro e candidato alla segreteria «La gente che vive qui deve dire la sua sulla Torre Cardin”
Di Roberto Massaro

MARGHERA. L’ex ministro Fabrizio Barca sta presentando in questi giorni il suo programma per un nuovo Pd. Per la tappa veneziana sceglie il circolo di Marghera, tra tutti forse il più frizzante, reattivo e critico, almeno da come lo si percepisce nelle parole del suo segretario, Antonio Cossidente. Nel presentare l’incontro con l’ex ministro in corsa per la segreteria del partito, Cossidente ha sottolineato la caratteristica del circolo di Marghera, aperto al confronto con chiunque per tentare di riportare il partito tra la gente: «Se pensano di trascinarci all’ennesimo congresso misurato col bilancino», ha detto prima di lasciare la parola a Barca, «restituiremo le chiavi del circolo. Partito e territorio devono tornare ad essere tutt’uno, senza etichette di appartenenza a correnti; elettori ed iscritti impegnati in un nuovo partito che abbia l’orgoglio di definirsi di sinistra».

Parole apprezzate dal pubblico che affollava la platea del teatro Aurora e che hanno dato spunto a Fabrizio Barca per illustrare la propria idea di un nuovo Pd, declinato attorno ad alcuni concetti chiave che «devono tornare a rappresentare», ha detto, «i valori di una sinistra fatta di anime diverse, dal socialismo al liberalismo, fino ai valori cristiano-sociali. Queste parole sono: concorrenza, merito, giustizia, lavoro e persona».

Solo così, per Barca, il Pd potrà ritrovare la propria, forte, identità di sinistra, «restituendo vigore a quei sentimenti che, per dirla con Nitti, fanno camminare le idee». Nel suo giro lungo lo stivale Barca incontra quella che fino a qualche anno fa era “la base” verso la quale il nuovo Pd dovrebbe tornare a guardare per riprendere contatto con la realtà. Barca prende ad esempio la vicenda della Torre Cardin, provando ad ipotizzare cosa si sarebbe prospettato se se ne fosse discusso prima. «Quello che è venuto a mancare negli ultimi vent’anni», ha detto, «è la partecipazione, quella vera delle persone che conoscono il territorio in cui vivono e a cui il “potere” dovrebbe ispirarsi per qualsiasi decisione. A fronte di un confronto sereno su pro e contro, ogni progetto avrebbe un valore diverso, condiviso e soprattutto calato esattamente nel territorio su cui insiste».

Sul piano più squisitamente politico, Barca ha esposto il suo pensiero anche su segreteria e presidenza del Consiglio («con personalità sicuramente separate») e sulla necessità di norme restrittive e responsabilità forti di governo per uscire dalla crisi. «È quello che vogliono farci credere», ha detto l’ex ministro, «ma non è con la forza e i poteri straordinari che si risolvono le questioni. In questo modo non si fa altro che allontanare la politica dalla gente. In questo il Pd deve cambiare rotta, tornando a contatto con chi, dai circoli, conosce le particolarità di un territorio più di qualsiasi altro esperto».

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