Bar e ristoranti degli hotel aperti a tutti
L'ingresso non è più riservato solo agli ospiti degli alberghi

Palazzina Grassi Albergatori contenti per la decisione del governo
Esultano gli albergatori veneziani per l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del nuovo Codice del Turismo: tra le varie norme, anche l'apertura a tutti di bar e ristoranti degli alberghi, sinora riservati solo agli ospiti degli hotel (se non dotati di apposita licenza).
E scatta la polemica con gli esercenti, che avvertono - per bocca del presidente dell'Aepe Elio Dazzo, albergatore a sua volta - «ci opporremo in ogni modo a questa decisione, visto il "no" anche nazionale di Federesercenti». Ristoranti, bar, ma anche centri benessere e sale congressi interne: se rispettano le normative vigenti, potranno essere aperte a tutti i clienti esterni, senza bisogno di licenze ad hoc. Il presidente dell'Ava, Vittorio Bonacini, esulta: «E' una vittoria nostra e della Federalberghi: è una richiesta che è partita proprio da noi. Da tempo avevamo segnalato al ministro questo problema e non possiamo che esultare per questo importantissimo traguardo raggiunto. A breve avremo un incontro con l'amministrazione comunale sulle modalità operative». «Siamo contrari», replica il presidente degli esercenti Dazzo, «per molti motivi e non solo per la correnza sleale. L'enogastronomia è uno dei punti di forza di un'offerta turistica, ma dev'essere di qualità, mentre in questo modo si dequalifica: anche un bed&breakfast potrà aprire il proprio angolo-bar a tutti. Mi aspetto che l'amministrazione, che ha capito questo ponendo un'argine all'apertura di kebab e pizze al taglio, sarà coerente. Stupisce che il presidente dell'Ava esulti: non saranno contenti tutti gli alberghi che mettendo a norma i loro locali hanno una licenza vera». Intanto Aepe contesta anche la sola ipotesi di ridurre gli orari di apertura dei locali di Santa Margherita, in seguito ai risultati del monitoraggio Arpav. «Le rilevazioni devono identificare le fonti sonore», commenta il direttore Aepe Ernesto Pancin, «non si può mettere un microfono in mezzo al campo e dire "c'è rumore": potrebbe essere anche la casa di fronte o uno che beve birra comprata al supermercato. Ci aspettiamo buon senso dal Comune». (r.d.r.)
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