Banda sgominata, tre sono di Pramaggiore

PRAMAGGIORE. Si fingevano clienti dei bar che, nella notte, svaligiavano. I loro sopralluoghi erano dettagliati: prima di colpire controllavano che le slot fossero piene di monetine oppure che il locale fosse stato appena rifornito di tabacchi. I “pali” naturalmente non partecipavano ai colpi per non correre il rischio di essere riconosciuti. Ognuno, dunque, aveva un suo preciso compito all’interno dell’organizzazione italo-rumena stroncata dai carabinieri di Treviso, all’alba di venerdì, con sei ordini di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere finalizzata ai reati contro il patrimonio. Trentasei i colpi, in bar e abitazioni private sparsi a macchia di leopardo tra le province di Venezia e Treviso. Dietro le sbarre sono finite sei persone, cinque dei quali rumeni. Si tratta tre residenti a Pramaggiore Georgian Boby Padurariu, 29 anni e i fratelli Nicolae e Ionel Tematoru, di 27 e 19 anni, l’unico italiano del gruppo Luca Cescon, 23 anni di San Polo, ed i fratelli Giulian e Adrian Antochi, di 24 e 20 anni. Accusata degli stessi reati, ma con il solo obbligo di dimora a Ponte di Piave, suo comune di residenza, Nicoleta C.A., 27 anni, ex moglie di Nicolae Tematoru.
Ci sono voluti quaranta carabinieri per portare a termine, all’alba di venerdì, una serie di perquisizioni e le notifiche delle sette ordinanze di custodia cautelare, sei delle quali in carcere, emesse dal giudice delle indagini preliminari Umberto Donà su richiesta del pubblico ministero Massimo De Bortoli. I militari dell’Arma hanno sequestrato una serie di oggetti, flessibili, cacciaviti, bottiglie di vino e altro, oltre a tre automobili, provento di furto, trovati in un garage di Oderzo che la banda utilizzava come una sorta di covo. L’indagine è durata complessivamente otto mesi e parte da un furto in casa, degenerato in rapina, avvenuto a Pederobba nell’ottobre dell’anno scorso. Il proprietario, rientrato in casa, scopre i ladri in azione e viene aggredito a colpi di cacciavite.
I banditi vengono visti fuggire a bordo di una Bmw rubata ed è quel particolare a mettere i carabinieri sulle tracce dell’organizzazione italo-albanese. Un’organizzazione violenta e determinata, legata da intrecci di parentela, che ha bruciato l’auto di una donna che voleva defilarsi dal sodalizio.Questi banditi non lasciavano nulla d’intentato ed i colpi erano studiati a tavolino. Un’organizzazione meticolosa. Una banda di disoccupati affiatati tra loro, stroncata, al termine di una lunga indagine .(m.f.)
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