Banche, società sportive e anche il petrolio

L’uomo che ora ha puntato su Marghera è uno degli uomini più ricchi d’Italia. I guai con la giustizia
«Gabriele Volpi non è un tipo che passa inosservato, come il suo yacht, un panfilo da 60 metri con bandiera delle Cayman». Comincia così il reportage pubblicato da
L’Espresso
due anni fa, periodo in cui Volpi era impegnato nel tentativo di scalata della banca ligure Carige. Gabriele Volpi ha lo stesso cognome dell’imprenditore veneziano, nonché ministro durante la dittatura fascista in Italia e fondatore di Porto Marghera, Giuseppe Volpi. Nato in Liguria 73 anni fa, Gabriele Volpi è il secondo azionista di Carige e grande amico di Gianpiero Fiorani, ex amministratore delegato della Popolare di Lodi sopravvissuto ad uno dei più grandi scandali bancari italiani. Patron della Pro Recco e dello Spezia Calcio, Gabriele Volpi è anche il patron del potente gruppo imprenditoriale “Oregon Invest” e della controllata Intels, particolarmente attive in Africa dove sviluppano attività di supporto all’estrazione e al trasporto del greggio: tubi, logistica, villaggi e residenze fortificate per operai e dirigenti.


Intels è attiva da anni anche in Croazia Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Gabon e nelle isole di São Tomé e Príncipe. Gabriele Volpi, infatti, è uno degli uomini più ricchi d’Italia grazie alle sue attività prima nel settore petrolifero in Nigeria e Angola e dall’anno scorso anche in Mozambico con il gas naturale. «Con quattro porti in gestione, tra i quali il grado scalo petrolifero di Lagos», scrive ancora L’Espresso nel lungo e circostanziato reportage, «il patron dello Spezia è diventato il dominus della logistica in un Paese che esporta via nave quasi tutto il suo petrolio. La gallina dalle uova d’oro è proprio Onne, il più grande porto franco al mondo. «In altre parole», scrive L’Espresso, «le majors petrolifere, Eni compresa, non pagano imposte e, se la società è di diritto straniero, può riportare in patria i profitti senza versare tasse in Nigeria. Un paradiso fiscale gestito da Volpi. Che non si accontenta. Vuole realizzare un aeroporto internazionale a Lekki, poco distante da Lagos. Ma è sull’immobiliare che ha puntato forte. O meglio: sulla realizzazione e gestione dei compound dove vivono gli espatriati che lavorano in Nigeria. Vere e proprie cittadine con supermercati, ristoranti, piscine, scuole, eliporti. Anche il business dei “fortini per bianchi” sembra andare a gonfie vele. Dopo Onne, Port Harcourt e Wanni, la Intels ha cominciato a costruire appartamenti a Lagos e ad Abuja, la capitale della Nigeria». Gabriele Volpi, già indagato dalla Procura di Como per autoriciclaggio e corruzione, è da tempo nel mirino della Guardia di Finanza ed è stato, suo malgrado, protagonista recente di una spiacevole vicenda legata al suo aereo personale, sequestrato dai finanzieri che gli avevano contestato reati fiscali. Il Tribunale del Riesame ha poi stabilito che l’aereo venisse subito dissequestrato, ma anche questo episodio sembrava aver ferito e fatto arrabbiare l’imprenditore ligure, con la cittadinanza nigeriana, tanto da indurlo ad annunciare una strategica e silenziosa ritirata dall’Italia. Ma la su partecipazione al bando per l’acquisto del terminal portuale di Interporto spa rivela che la sua vera intenzioni sembra essere quella i costruire in Italia una “testa di ponte” logistica per le sue attività in continuo sviluppo nel continente africano.
(g.fav.)


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia