Aste Semenzato: 15 milioni di debiti

In Tribunale affollata assemblea dei creditori della «San Marco»: sono 253
Marco Semenzato
Marco Semenzato
 
VENEZIA.
Assemblea dei creditori ieri in Tribunale, davanti al giudice Roberto Simone, per la «San Marco Casa d'aste» di Marco Semenzato, figlio del grande vecchio delle aste Franco. Ora sono 253 a sostenere di avanzare soldi per una cifra davvero considerevole, 15 milioni e 300 mila euro. A fare i conti è stata la curatrice del fallimento, la commercialista di Spinea Giovanna Marin.
 La «San Marco» era stata dichiarata fallita dal Tribunale civile lagunare il 29 aprile scorso. Nonostante le secche smentite di Franco Semenzato, uno dei maggiori esperti italiani di vendite all'incanto di oggetti d'arte, e i documenti societari dai quali non risulta il suo nome, davvero pochi avevano creduto che dietro a Marco Semenzato, ufficialmente il rappresentante della società, non ci fosse il padre.  Già nei primi due mesi del 2010, erano sono state presentate nella cancelleria del Tribunale sette istanze di fallimento di creditori che, stanchi di attendere di essere pagati, avevano ritenuto di riuscire a tornare in possesso almeno di una parte di ciò che avanzano solo con il fallimento della casa d'aste d'arte un tempo più famosa d'Italia. Era stata convocata un'udienza prefallimentare davanti al giudice, durante la quale gli avvocati dei creditori avevano insistito nella richiesta di fallimento: allora, comunque, non si trattava di cifre considerevoli, in quel momento il passivo non superava i 200 mila euro, di cui la metà chiesti da un legale.  Il magistrato veneziano aveva poi rinviato l'udienza ad aprile per permettere ai legali dei Semenzato, gli avvocati Mauro Pizzigati e Paolo Cortellazzo Wiel, di presentare una proposta di concordato preventivo, come da loro prospettato. Per salvare il titolare della casa d'aste, infatti, i due professionisti avevano chiesto tempo per stimare il passivo e predisporre un piano per evitare il fallimento e pagare in parte tutti i creditori, vendendo le proprietà. Ma il Tribunale aveva deciso per il fallimento.  Dopo gli anni dei grandi affari e delle aste frequentate dai vip di mezzo mondo nel bel palazzo Giovanelli, il declino era iniziato circa cinque anni fa. Nel marzo 2006 c'era stata anche una sentenza. Il giudice Maura Caprioli aveva accolto il ricorso della «Finarte» e aveva proibito alla «San Marco Casa d'aste» la vendita di quadri ed altri oggetti prevista per quei giorni e aveva inibito a Franco Semenzato e soci l'acquisto, il commercio, anche attraverso l'apertura di gallerie, di oggetti d'arte e l'organizzazione di vendite all'asta. La tesi della «Finarte» era quella che Semenzato aveva violato il patto di non concorrenza dopo che aveva ceduto le sue quote per 7 milioni.

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