Assicurazione truffata dopo il rogo al capannone Condannato a un anno
mirano
Due condanne e sei persone spedite a processo per il rogo che distrusse sette anni fa un capannone situato a Conselve in via del Commercio 10, provocando danni per 3 milioni e 600 mila euro, almeno secondo la denuncia presentata alla compagnia assicuratrice Allianz. Danni gonfiati, secondo l’accusa. Era stato un rogo doloso rimasto ignoto, quanto agli autori. Ma se quell’indagine è finita in archivio, in otto sono finiti sotto inchiesta per l’ipotesi di frode assicurativa contestata dal pm Maria D’Arpa.
Ieri per due imputati è arrivata la resa dei conti davanti al gup padovano Margherita Brunello: con rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena, sono stati condannati Andrea Ongarato, 55enne veneziano di Mirano già legale rappresentante di Fashion Team srl che aveva stipulato la polizza assicurativa il 30 novembre 2013, appena 28 giorni prima dell’incendio (un anno di carcere con la sospensione condizionale della pena) e Sebastiano Benvenuti, 49enne di Piove di Sacco amministratore delegato della ditta Radi Net con sede a Rijeka in Croazia (sei mesi). Entrambi sono stati condannati a risarcire nell’ambito di un separato giudizio civile la compagnia Allianz che si era costituita parte civile tutelata dall’avvocato del foro di Treviso Mauro Bonato, oltre alla rifusione delle spese. Saranno processati (la prima udienza è prevista per il 24 novembre prossimo) gli altri sei imputati che non hanno voluto scegliere la strada di riti alternativi. È la notte del 28 dicembre 2013 quando si sviluppa l’incendio nei 1200 metri quadrati del capannone di Fashion Team: il deposito era stato aperto neanche tre mesi prima. Alle 23.45 scatta l’allarme in uno stabilimento vicino a causa del fumo e, subito, arrivano vigili del fuoco. La situazione appare grave: le fiamme sono già alte e divorano tutto tanto da impegnare sette squadre dei pompieri. Incendio doloso, non ci sono dubbi anche se non è mai stato identificato l’autore o gli autori.
Il risultato? Danni più ingenti indicati in 3 milioni e 600 mila euro e indennizzo da incassare più alto. Non sarebbe risultato vero, almeno secondo l’indagine dei carabinieri e le verifiche di Allianz: merci depositate inesistenti o largamente inferiori, quanto al valore dichiarato. Da qui la contestazione del reato di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati. —
cristina genesin
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