Ascesa e fallimento Un secolo e mezzo di storia industriale

IL RACCONTO
L’ex fabbrica Galileo - prima Officine riunite poi Industrie Ottiche - il grande edificio che sta tra la “Vidal” e l’ex “Preo” in quella che viene definita come la prima zona industriale di Marghera, per decenni ha visto al lavoro migliaia di operai, come del resto molti altri fabbricati che sorgono ai piedi del Cavalcavia che porta a Mestre. Aree dismesse che conservano le antiche vestigia di un passato recente che rischia di essere dimenticato, come l’impronta degli ingegneri che hanno realizzato gli edifici, quando l’Università di architettura era ancora un miraggio.
Le notizie documentate dell’esistenza di un’Officina Galileo, attiva a Firenze, risale al 1870. A Porto Marghera con un’autonoma produzione di lenti oftalmiche, Galileo prese casa nel 1937. Nel 1949 il gruppo aziendale fu ristrutturato e lo stabilimento di Marghera fu costituito a società autonoma, per l’appunto le Officine Galileo. Negli anni del boom economico si cominciarono a produrre lenti corneali e lenti in materiale organico, inoltre si potenziò il settore meccanico di costruzione di macchinari per la lavorazione delle lenti.
Galileo divenne garanzia di alta qualità, affermandosi quale industria d’eccellenza, aprendo sedi in numerosi Paesi del mondo e arrivando ad accaparrarsi grossi pezzi del mercato europeo. Quando cessò l’attività e in molti finirono in cassa integrazione, ci furono tentativi di salvarla, tanto che Ca’ Farsetti ristrutturò un capannone a Marcon, con l’obiettivo di reimpiegare il centinaio di dipendenti rimasti, ma il progetto non andò in porto e l’ex fabbricato finì all’asta nel 2007.
Vasco Boscaro oggi è il “custode” dell’ex industria ottica. Solo lui ha le chiavi. «Non le voleva nessuno, tutti dicevano “tienile tu” e alla fine le ho io». Un luogo per lui denso di ricordi, la Galileo gli ha dato da lavorare, gli ha consentito di mettere su famiglia. «Sono stato assunto nel 1972, da Padova mi sono sposato e poi trasferito a vivere qui. Ho lavorato in questi edifici di mattoni per quasi trent’anni, ero responsabile della manutenzione. Ricordo ancora quando ho iniziato, il primo settembre del 1972». Continua: «Prima eravamo statali, poi siamo passati ai privati, quando è cessata l’attività sono andato via per ultimo, tanto che ho le chiavi. Per me la fabbrica era una famiglia, eravamo 850 persone».
Sa ancora a memoria i turni, combinazioni che ripete come un mantra, sei-due-due-dieci. «Noi si stava bene quando si stava male», racconta. Lo incuriosisce vedere il maxi ostello: «Arriverò con il bastoncino ma in forma, mi alleno per questo correndo tutti i giorni, basta che facciano presto». Architetto e proprietà hanno fatto di tutto per sgomberare le due fabbriche, Galileo e Preo, dove specialmente in estate dormono senza tetto, drogati, spacciatori. —
M.A.
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