Arzanà de’ Viniziani vocazione unica Il cantiere navale per ecellenza

LA VOCAZIONE
Che nell’antico Arzanà de’ Viniziani si potesse costruire una nave in un giorno è ormai un mito diffuso. Meno nota è la vocazione recente dell’Arsenale. Che della cantieristica ha sempre fatto il suo vanto, non solo nei secoli passati. Risale alla fine dell’Ottocento la costruzione dei due bacini di carenaggio (Piccolo e Medio), con l’interramento delle barene verso l’Arsenale Nord e la costruzione delle nuove mura. Interventi voluti dalla Marina militare e dal neonato Regno d’Italia, dopo la lunga parentesi delle occupazioni francese e austriaca.
Trent’anni più tardi, nel 1915 viene realizzato il Bacino Grande con le navi-porta che possono isolare dall’acqua il luogo, e consentire così la manutenzione della nave all’asciutto. Strutture uniche nel loro genere nell’intero Mediterraneo. La platea realizzata con la trachite euganea, come i masegni veneziani. La pietra calcarea di Aviano per le fiancate, il granito e la pietra d’Istria per l’entrata. Da allora comincia una intensa attività di manutenzione delle navi, gestita dai Cnomv – i Cantieri navali. Navi di medio tonnellaggio, e qualche piccola petroliera. Poi gli yacht, i battelli.
Uno spazio straordinario, dove anche negli anni Ottanta e Novanta funziona il grande cantiere della Fincantieri. Poi entrano in gioco le nuove società gestite dagli imprenditori De Poli, Zacchello, Fracasso, Pianura. Nel bacino piccolo si fa manutenzione della flotta Actv con la società Stn. Per gli altri due bacini è un susseguirsi di società che prendono in mano la concessione: Carmet, Palomar, Mose srl. Gli ultimi operai restano a casa, dopo 900 anni di attività cantieristica nello storico complesso monumentale.
Infine arriva la Cav (Costruzioni Arsenale Venezia spa) gestita dalla Mantovani di Piergiorgio Baita con la benedizione della Regione di Giancarlo Galan. Che impianta nei cantieri costruzione di grandi piloni in cemento, destinati al rigassificatore di Rovigo. Quindi il Consorzio venezia Nuova con la Comar srl, società poi commissariata viste le gravi irregolarità contabili riscontrate.
Oggi all’Arsenale non si fa più manutenzione delle navi. Nel bacino Grande, di recente restaurato e messo a norma dal Consorzio, ci sono le paratoie del Mose. Ma per decisione del Provveditorato alle Opere pubbliche quel lavoro di manutenzione e dipintura delle dighe sarà ora trasferito a Marghera, lasciando libera la parte storica dell’Arsenale Novissimo.
Qui potrebbero trovare posto le attività legate alla manutenzione navale e alle barche tipiche. Il Salone Nautico sarà l’occasione per mostrare anche le eccellenze veneziane del settore. Un’attività che qualche decennio fa occupava luoghi strategici anche della Giudecca – con i cantieri navali Toffolo e Lucchese – e dell’isola di Pellestrina con i De Poli, che hanno varato vaporetti dell’Actv e grandi navi gasiere fino a pochi anni fa. Senza contare il buon numero i cantieri nautici e di manutenzione, a cominciare dallo storico Luca Casaril a Cannaregio, oggi minacciato di sfratto. E altre realtà non sempre sistemate in luoghi adeguati per la produzione. L’Arsenale potrebbe tornare a vivere anche grazie a loro. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia