Dramma all’Arsenale: spaccio e sfide online nell’edificio abbandonato a due passi dal campo di rugby
Lo stabile con vista sugli allenamenti dà un tetto agli sbandati. Martedì pomeriggio da quell’edificio è caduta una ragazza, che ora versa in gravi condizioni in ospedale. I genitori del Venezia Rugby: «La situazione non è più tollerabile»

Una voragine tra i rovi, delle grate di ferro arrugginite appoggiate qua e là e, davanti, un corridoio nero che inghiotte lo sguardo.
Qualche graffito sul muro, i soffitti mangiati dal tempo, con i pali a vista. Uno spazio abbandonato da oltre trent’anni, quello degli ex sommergibilisti, ai Bacini, dove ieri nel tardo pomeriggio una diciassettenne è caduta dal primo piano. Una tragedia annunciata, hanno commentato scuotendo la testa i genitori che, al momento del volo da sei metri di altezza erano appena entrati nel campo, per portare i figli agli allenamenti del Rugby Venezia.
Spesso, giovani e giovanissimi si avventurano dentro lo stabile abbandonato, spinti dalla curiosità delle rovine ma anche dalla ricerca di sostanze stupefacenti o dall’ennesima challenge su TikTok.
Così, noncuranti del pericolo che corrono, si addentrano nel lungo corridoio di cemento, per poi affacciarsi alle grandi finestre, ormai dei buchi senza alcuna protezione. Si lanciano in sfide pericolose, rigorosamente da filmare con il cellulare, per poi condividere online.
D’altronde, entrare è facile, dal momento in cui l’edificio è aperto. «È grave che lo sia », commenta Tommaso Cacciari che nel momento in cui l’elicottero del Suem stava atterrando per soccorrere la giovane entrava nel campo di rugby con suo figlio.
«È l’ennesimo buco nero di questa città, di cui ci riapproprieremo presto, come abbiamo fatto con l’Ex Scalera, alla Giudecca. Non può essere che a Venezia ci sia o la speculazione alberghiera oppure il degrado più totale. E a rimetterci, in questo caso, sono proprio i bambini».
Le loro magliette colorate con cui corrono da una parte all’altra del campo stridono con i muri anneriti che hanno alle spalle e, improvvisamente, diventano due facce della stessa medaglia, metafora di una città che da una parte è fatta di edifici spolpati e abbandonati e, dall’altra, di un tessuto sociale che resiste e cerca, come meglio può, di continuare a far vivere gli spazi.
«Non va bene che in un posto frequentato dai bambini ci sia un giro di spacciatori, siringhe a terra e persone abusive, che in quella struttura fatiscente ci vivono», fa notare Angela, una delle mamme che assiste agli allenamenti. È cosa nota, infatti, che alcune persone extracomunitarie si sistemino nell’edificio degli Ex sommergibilisti, tra materassi e fornelli di fortuna.
«Una situazione che abbiamo segnalato più e più volte, sia al comune che alla polizia locale», spiega Roberto Calderan, cuore pulsante del Rugby Venezia, che prepara la merenda ai piccoli giocatori, «effettivamente, gli agenti vengono, fanno i controlli ma poi non cambia nulla. La situazione è così da anni e non ne possiamo più. A volte dobbiamo raccogliere le siringhe da terra, anche perché qui ci sono i bambini», ribadisce. Tempo fa, anche il campo da rugby era stato danneggiato da alcuni atti vandalici.
«Siamo stanchi», aggiunge un papà, «la società sta facendo uno splendido lavoro, ma i nostri bambini devono poter giocare in sicurezza e come possiamo sentirci sicuri quando sul campo si affaccia un edificio che tutti sanno essere un posto in cui si spaccia, a qualsiasi ora?» chiede, senza trovare una risposta.
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