Arsenale ai grandi yacht Ecco il progetto di Fincantieri

Quaranta milioni di investimenti, chilometri di banchine all’esterno dell’Arsenale Nord. Una Marina turistica per 63 yacht sulla laguna Nord, officine e servizi. E una nuova società mista, costituita al 25 per cento da Fincantieri, 25 da Thetis, 50 dai soci pubblici come Comune e Regione. Il piano per gli yacht all’Arsenale esiste già. Realizzato da Fincantieri, nei cassetti di Comune, Regione e Provveditorato da qualche mese. Non è una boutade quella lanciata dal sindaco qualche giorno fa alla presentazione del Salone Nautico. Dopo la decisione di trasferire la manutenzione delle paratoie del Mose a Marghera, si libera uno spazio strategico di grande importanza. L’area dei Bacini e dell’Arsenale Nord si rende disponibile per tornare alla cantieristica. Ma che tipo di cantieristica? Comitati e associazioni insistono da tempo sulla necessità di riportare all’Arsenale artigiani, meccanici e maestri d’ascia oggi in crisi. E di rilanciare la produzione navale e la manutenzione delle barche, come è sempre stato nella storia della Repubblica. Di tutto questo però non c’è traccia nel progetto di Fincantieri. Che punta all’industria dei «Superyacht». Si chiama «Piani di cooperazione per lo sviluppo di strutture di ormeggio e refting presso l’Arsenale di Venezia». Una trentina di pagine con studi, disegni, statistiche, proposte. «L’industria dei superyacht è in crescita», si legge nell’introduzione, «ne circolano 3795 nel Mediterraneo, 1290 solo in Adriatico». C’è una carenza di ancoraggi e luoghi per la loro manutenzione.
E l’Arsenale potrebbe rappresentare il sito ideale per questo tipo di attività. La nuova «Marina turistica» dovrebbe trovare spazio nella parte Nord, dove oggi non c’è nulla e ci sono le barche tradizionali della Vela al terzo. Banchine per 63 yacht fino a 40 metri, più altri venti nella Darsena Grande. Le Tese destinate a officine e ricoveri, con la possibilità di utilizzare anche il restaurato edificio degli Ex Squadratori. Due chilometri di banchine per grandi navi di lusso anche all’esterno delle mura, verso le Vignole, Un’attività che vedrà in partenza investimenti per 40 milioni di euro, per la sistemazione dei piazzali e degli edifici. In prospettiva il mercato è destinato a crescere. Dando «lavoro a 240 persone, con 30 milioni di fatturato». «Oltre ai 35 milioni che la presenza degli yacht porta all’economia veneziana». Il Business plan entra anche nei dettagli, in prospettiva di una gestione che possa durare anni. Il punto di partenza è la società mista. A cui dovrebbero partecipare Comune e Regione, e la stessa Fincantieri con il 25 per cento. Il restante 25 sarebbe appannaggio di Thetis, la società di proprietà del Consorzio Venezia Nuova. Ecco allora il progetto. Che il sindaco Luigi Brugnaro ha annunciato a grandi linee il giorno della presentazione del Salone Nautico. Dal 18 al 23 giugno l’Arsenale sarà il centro della nautica europea. «Ma l’obiettivo», dice il sindaco, «è quello di tornare a fare qui all’Arsenale il centro della produzione nautica». Se non la costruzione dei grandi yacht, la loro manutenzione. Dalle eliche e gli scafi agli arredamenti, alle vernici, agli strumenti di bordo. «La presenza di un equipaggio di questo tipo», ha spiegato l’ad di Ferretti Alberto Galassi, «porta qui economia di livello. Venezia è il luogo ideale per questo tipo di attività». Parole che segnano una comunione di intenti con l’amministrazione e con Fincantieri. Il cui ad Bono in scadenza è stato difeso di recente proprio da Brugnaro e Zaia. —
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